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Errori medici, la guerra dei pazienti PDF Stampa E-mail
martedě 23 settembre 2008
errori_medici.jpgIn un anno 28 mila richieste danni.
I numeri dell'Ania, l'associazione delle assicurazioni Risarcito un malato su tre.
Dal '96 in Italia le denunce dei cittadini sono aumentate del 66%.
Articolo tratto da La Repubblica, 23 settembre 2008, di Michele Bocci.

ROMA - Operazioni sbagliate, errori nella somministrazione dei farmaci, diagnosi mancate: in dieci anni in Italia le denunce dei cittadini contro i medici e gli ospedali sono aumentate del 66%. Secondo l'Ania, l'associazione nazionale delle imprese assicuratrici, si è passati da 17mila danni segnalati nel 1996 a 28mila nel 2006. Per reggere l'urto delle richieste dei cittadini le Regioni stipulano polizze per la responsabilità civile in campo sanitario per un totale di circa 500 milioni di euro l'anno.

Dietro al boom ci sono vari motivi, spesso non classificabili come malasanità. Lo dice lo stesso organismo autore dello studio, indicando tra l'altro "una maggior consapevolezza dei propri diritti da parte dei malati" che li spingerebbe ad una conflittualità più marcata. Denuncia inoltre non vuol dire automaticamente colpa: restano una minoranza i casi in cui si arriva ad un risarcimento. Secondo il Simpas, sistema informativo ministeriale sulle polizze assicurative in sanità, i soldi vengono riconosciuti in un terzo dei casi. E arrivano tardi, anche a causa della lentezza dei processi. Sempre secondo Ania nel 2006 era stato liquidato solo il 68% del valore dei sinistri provocati per errore medico dieci anni prima. La media dei rimborsi è tra i 25 e i 30mila euro.

Mentre il ministro alla pubblica amministrazione Renato Brunetta parla con una certa frequenza di "macellai" tra i chirurghi, le Regioni e il governo si organizzano per disporre di un sistema di "risk management", cioè di controllo dell'errore in corsia. "Le realtà più avanzate sono l'Emilia, la Toscana, la Lombardia, il Veneto e il Friuli - spiega Gianmario Raggetti, professore all'Università politecnica delle Marche e responsabile del Simpas - Riguardo alle denunce, è vero che in un decennio c'è stato un aumento, ma negli ultimi anni registriamo numeri abbastanza costanti". In molti casi i contenziosi possono essere risolti senza processo, quando assicurazione e danneggiato si accordano.


"Secondo le nostre stime succede nel 25% delle segnalazioni - dice ancora Raggetti - Bisogna considerare inoltre che quando le questioni vanno avanti per via penale o civile, le sentenze definitive riconoscono un risarcimento al 6% di chi lo ha chiesto. Le Regioni veramente all'avanguardia classificano anche gli errori non denunciati. Rilevarli fa acquisire una cultura del rischio che serve poi ad contenere gli sbagli". Tra le realtà con il migliore controllo della situazione c'è la Toscana. "Quando si parla di aumento di denunce bisogna tenere conto anche del fatto che l'attività sanitaria è cresciuta negli ultimi dieci anni - spiega Riccardo Tartaglia responsabile del Centro gestione rischio clinico della Regione - Inoltre c'è stato un aumento dell'aspettativa dei pazienti, a volte superiore alle possibilità della medicina. Noi spendiamo ogni anno 40 milioni di euro in assicurazioni ma visto che il 60% dei risarcimenti sono per cifre sotto i 2mila euro, stiamo avviando un progetto per aumentare il numero di conciliazioni dirette tra aziende sanitarie e cittadini. Così risparmieremo sulle polizze".

Nel nostro paese non esiste uno studio preciso sulle cause degli incidenti in ospedale e il Simpas sta per avviare ora un nuovo sistema di raccolta dati. All'inizio di settembre è però uscito un lavoro sulla rivista edita dal British medical journal, QSHC (che sta per qualità e sicurezza nel sistema sanitario), basato su 8 lavori riguardanti 75mila pazienti in Usa, Australia, Inghilterra, Nuova Zelanda, Canada. Ebbene i ricoverati che subiscono danni in ospedale sono il 9,2%, di cui oltre la metà senza conseguenze serie. I maggiori problemi si registrano in sala operatoria, con quasi il 40% delle segnalazioni di danni al paziente. Segue la somministrazione di farmaci sbagliati con il 15%. La classifica dei medici più spesso coinvolti vede in testa i chirurghi generali, con il 26% dei casi, e gli ortopedici, con il 22.

 

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