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Allevamento intensivo, al via un movimento globale per chiederne lo stop PDF Stampa E-mail
mercoledì 16 novembre 2022
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In occasione della Cop27 è stata lanciata una petizione globale che chiede di porre fine all’allevamento intensivo e di passare a sistemi alimentari più equi e giusti. Sondaggio internazionale commissionato da CIWF: il 75% degli italiani pensa che l’allevamento intensivo anteponga il profitto alla cura del clima e dell’ambiente

«O si arriva a #finecorsa per l’allevamento intensivo, o la fine sarà la nostra». Contro l’allevamento intensivo, a favore di sistemi alimentari più giusti per gli animali e le persone, per affrontare la crisi climatica: tutto sembra tenersi nella nuova petizione lanciata da Compassion in World Farming insieme ad altre associazioni per chiedere il superamento dell’allevamento intensivo.

“Fine corsa per l’allevamento intensivo”

Sostenuta da numerose ONG, personalità di spicco e celebrità (come il protagonista della serie Succession Brian Cox, la star di X-Men 2 e The Good Wife Alan Cumming e il Messaggero di Pace delle Nazioni Unite e fondatrice del Jane Goodall Institute, l’ etologa Jane Goodall) la nuova campagna Fine corsa per l’allevamento intensivo (End of the Line for Factory Farming) ha lanciato una piattaforma di petizione multilingue per mobilitare persone da tutto il mondo nella richiesta ai leader mondiali di porre fine agli allevamenti intensivi tramite un accordo globale da sottoporre alle Nazioni Unite.

La richiesta è anche quella di passare a un sistema alimentare più giusto e sostenibile per l’ambiente e per le persone, anche nell’ottica di una riduzione del consumo di proteine animali nei popoli ad alto consumo di carne e derivati.

I consumatori e l’allevamento intensivo, il sondaggio

In occasione della Cop27 in corso in Egitto, il sondaggio di YouGov commissionato dalla Ong e condotto in 13 paesi (fra cui l’Italia) evidenzia che “il 75% degli adulti italiani ritiene che l’allevamento intensivo anteponga il profitto alla cura del clima e dell’ambiente”. La popolazione italiana adulta ritiene che gli allevamenti intensivi antepongano i profitti al benessere degli animali (77%) e alla salute dei consumatori di prodotti d’origine animale (71%).

I 13 Paesi in cui è stato condotto il sondaggio sono Brasile, Repubblica Ceca, Egitto, Francia, India, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Spagna, Stati Uniti, e il Regno Unito.

La ricerca, condotta nell’ottobre 2022, ha rilevato che gli adulti in Francia sono i più propensi a concordare sul fatto che l’allevamento intensivo anteponga i profitti al clima e all’ambiente (76%) e – con la stessa percentuale del Regno Unito – al benessere animale (81%). Una posizione, questa, simile a quella espressa dagli italiani, propensi a concordare che l’allevamento intensivo metta il profitto prima del benessere animale (77%) e di clima e ambiente (75%). Altrettanto vicina l’opinione delle persone intervistate nel Regno Unito (clima e ambiente: 69%).

CIWF Italia: stop allevamento intensivo per fermare crisi climatica

Se non mettiamo fine all’allevamento intensivo, dice Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia, «semplicemente non abbiamo speranze di fermare la sempre più grave emergenza climatica. La nostra ricerca – prosegue – dimostra che il pubblico italiano non si lascia convincere dalla propaganda dell’industria, secondo cui l’allevamento intensivo è ‘necessario per sfamare il mondo’. I grandi produttori di carne tengono in piedi un sistema ad alto profitto senza tenere conto del suo impatto su clima, salute umana e benessere animale. Nonostante gli italiani si siano dimostrati tra i più consapevoli, dal sondaggio è emerso che in molti non sono al corrente del fatto che il settore zootecnico provoca più emissioni sul clima del trasporto».

 

«Con la campagna #FineCorsa – prosegue Pisapia – vogliamo mobilitare sostegno da tutto il mondo per indurre i leader globali a porre fine a questa pratica crudele e distruttiva e a trasformare il nostro sistema alimentare affinché diventi rispettoso degli animali, delle persone e del pianeta. Per fare questo è necessario intervenire anche sul consumo insostenibile di carne, pollame, pesce e latticini – soprattutto nei Paesi ad alto consumo».

End of the Line for Factory Farming, la petizione

La petizione invita i leader mondiale a sviluppare un Accordo globale sull’alimentazione e l’agricoltura perché venga adottato da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’obiettivo è ampio, lo stop all’allevamento intensivo è solo una parte.

L’obiettivo è infatti quello di passare a sistemi agricoli che aiutino a ripristinare la biodiversità e e i suoli e a contenere l’aumento globale delle temperature medie al di sotto di 1,5°C; di invertire la dipendenza dalle proteine animali, ritenuta eccessiva, nelle popolazioni ad alto consumo di carne e sostenere l’accesso equo e sicuro a cibo nutriente; di garantire “una transizione giusta verso un sistema alimentare globale che fornisca mezzi di sussistenza equi agli agricoltori e protegga i diritti delle popolazioni indigene, delle donne e delle comunità vulnerabili”. Di realizzare, ancora, un ambiente finanziario e normativo favorevole a questa transizione. E di fornire standard alti di benessere per gli animali da allevamento.

 

 

 

Fonte HelpConsumatori

 

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