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La pandemia e i pazienti no covid: nel 2020 un milione di diagnosi oncologiche non fatte PDF Stampa E-mail
martedì 01 febbraio 2022
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L’impatto della pandemia sui pazienti no covid è una storia ancora in divenire ma dalle conseguenze drammatiche. Si stima 1 milione di diagnosi oncologiche non eseguite nel 2020 e il 56% di diagnosi HIV in meno rispetto ai tre anni precedenti. Peggiorano le condizioni per la fragilità mentale. I dati della Fondazione The Bridge

L’impatto della pandemia sui pazienti no covid è ancora una storia in divenire. Ci sono dati che già indicano situazioni critiche, soprattutto nella fase iniziale – lo scorso anno – ma con conseguenze che si vedranno meglio (drammaticamente) nel futuro. Nel 2020 si stimano un milione di diagnosi oncologiche che non sono state fatte e il 56% di diagnosi HIV in meno rispetto ai tre anni precedenti. C’è stato un peggioramento delle condizioni di vita e di salute dei cittadini in carico al servizio sanitario nel campo della fragilità mentale.

L’impatto della pandemia sui pazienti no covid

L’impatto della pandemia sui pazienti no covid è al centro di uno studio della Fondazione The Bridge con Università di Pavia, Intexo e Simeu.

La crisi sanitaria pandemica ha messo in evidenza i limiti e le criticità del Servizio sanitario nazionale. I pazienti no Covid sono stati raggruppati in diverse categorie: quelli che sono riusciti a proseguire i trattamenti nei tempi protocollari; quelli che hanno rinunciato di propria volontà; i pazienti a cui non è stata effettuata una diagnosi; infine, i pazienti long-Covid e le persone che presentano sintomi da long-Covid di tipo psicologico.

Lo studio fornisce, inoltre, una panoramica dell’impatto del Covid sull’assistenza sanitaria, ponendo particolare attenzione a tre patologie: oncologia, fragilità mentali e HIV. Riguardo alle ultime due, è stata condotta in aggiunta un’indagine con l’obiettivo di cogliere il duplice punto di vista della Community e dei clinici. I primi dati sono drammatici.

Oncologia, mancano diagnosi

Nel campo dell’oncologia, dall’inizio della pandemia nel 2020 ci sono state 1 milioni di mancate diagnosi. Si prevede che ci sarà un aumento di nuovi casi che potrebbe arrivare al 21% entro il 2040. Le interruzioni che si sono registrate nella regolare assistenza ai pazienti, tra il 2020 e il 2021, avranno conseguenze specialmente per quanto riguarda i tumori individuati in stadio avanzato, evidenzia la Fondazione.

La pandemia non ha causato un impatto particolarmente significativo sulle terapie farmacologiche del cancro, grazie anche all’implementazione di strategie di prescrizione e di somministrazione di farmaci alternative. Fattori quali il ritardo o interruzione nelle cure, preoccupazioni circa la contrazione del COVID-19 e le sue ripercussioni sono stati alla base di una maggior prevalenza di ansia e depressione nei pazienti oncologici.

Fragilità mentale

Nel campo della fragilità mentale, la survey ha coinvolto 55 associazioni di pazienti e una società scientifica. Soprattutto nei primi mesi della pandemia, c’è stato un peggioramento delle condizioni di vita e di salute degli utenti già in carico ai servizi, in particolare in termini di diminuzione dell’aderenza al trattamento e incremento del rischio suicidario. Secondo la Società Scientifica, il rischio di infezione da Sars CoV-2 e di sviluppare quadri clinici più gravi è risultato più elevato tra i minori di 18 anni e nella fascia 18-35 anni.

Per quanto riguarda la popolazione generale, è stato riportato un rischio maggiore di sviluppare sintomi ansiosi, depressivi e stress correlati, l’aumento di dipendenze patologiche e di consumo di farmaci come gli ansiolitici e gli psicotropi.

 

Nel 2020 molto diffuso è stato l’annullamento di appuntamenti per visite e controlli (86%), che secondo le associazioni è dipeso maggiormente dagli erogatori di servizi o dai medici di riferimento, sebbene sia stato riferito che spesso anche gli utenti o i loro caregiver abbiano richiesto l’annullamento. E questo può essere confermato dalla paura di accedere ai servizi sanitari e di recarsi in ospedale.

Divergenti le valutazioni sulla psicoterapia da remoto.

HIV e screening

Rispetto all’HIV  la survey, che ha visto il coinvolgimento di 32 associazioni di pazienti e 63 centri clinici, ha evidenziato come la pandemia non abbia avuto un impatto particolarmente grave sul percorso terapeutico dei pazienti. L’impatto è stato minore su accesso e aderenza alla terapia, mentre è stato maggiore sui ricoveri e il monitoraggio del percorso terapeutico.

C’è stato un calo del 56% degli screening rispetto ai tre anni precedenti, con un picco fra marzo e maggio che hanno segnato meno 71,9%. Anche in questo caso le ripercussioni si vedranno nel medio periodo.

Anche in questo caso è stato riferito che un problema ricorrente ha riguardato l’annullamento di appuntamenti per visite e controlli, sia secondo le associazioni di pazienti (84%) che i clinici (94%), ma con un punto di vista opposto: i primi ritengono che ciò sia imputabile nella maggior parte dei casi ai centri clinici, i secondi alle associazioni di pazienti.

Per quanto riguarda l’impatto Covid sul consumo di farmaci, dal rapporto OsMed emerge un aumento delle prescrizioni di farmaci antipsicotici/antidepressivi, a dimostrazione di una situazione di malessere che ha avuto ripercussioni sulla salute di tutti i cittadini.

 

 

Fonte HelpConsumatori

 

 

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