Un cittadino su due nega i propri dati personali online se è per pubblicità
giovedì 28 gennaio 2021
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In che modo gli europei gestiscono i propri dati personali online? La metà dei cittadini rifiuta l’uso dei propri dati personali per ragioni pubblicitarie se si trova su internet. Il 40% legge le policy sulla privacy. i dati Eurostat per la Giornata della protezione dei dati personali

In che modo i cittadini dell’UE gestiscono i propri dati personali online? Dicono tutto di sé quando sono su Internet? Non è (più) così e sembra diffusa una maggiore consapevolezza del valore che hanno i propri dati personali. In Europa infatti la metà dei cittadini, una persona su due, rifiuta di concedere l’uso dei propri dati personali per ragioni pubblicitarie quando si trova su internet.

Quasi la metà, il 46%, rifiuta di fornire dati dettagliati di geolocalizzazione (o non li concede affatto). Quattro su dieci leggono le policy sulla privacy prima di fornire dati personali. Quest’ultimo risultato può essere letto in più modi, ma considerata la caratteristica delle informative stesse – spesso lunghe, comunque impegnative – rappresenta in qualche modo un dato sorprendente. In positivo.

Dati personali online, survey Eurostat

La disponibilità dei cittadini a fornire accesso ai propri dati personali quando sono online è oggetto di una survey dell’Eurostat che oggi, in occasione della Giornata della protezione dei dati personali, ha diffuso gli ultimi dati del sondaggio sull’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) nelle famiglie e fra i cittadini (mancano i dati di Francia e Italia).

Secondo i risultati del sondaggio fatto nel 2020, nei tre mesi che hanno preceduto la rilevazione (e che a causa Covid varia a seconda dei paesi) il 50% dei cittadini di età compresa tra 16 e 74 anni ha rifiutato di consentire l’uso dei propri dati personali a fini pubblicitari quando ha usato Internet per motivi personali.

Il 46% dice di aver consentito solo un accesso limitato alla propria posizione geografica o di aver rifiutato completamente l’accesso a queste informazioni.

Un po’ meno, pari al 40%, è la percentuale di cittadini dell’UE che legge le informative sulla privacy prima di fornire dati personali. Allo stesso modo, il 40% dei cittadini ha limitato l’accesso ai profili o ai contenuti dei siti di social network o allo spazio di archiviazione online condiviso.

Infine il 33% dei cittadini che hanno usato Internet ha verificato che il sito web cui ha dato i propri dati personali fosse protetto.

Dati personali, differenze nazionali

Ci sono però differenze a livello nazionale nel modo in cui i cittadini gestiscono i dati personali, specialmente in relazione a finalità pubblicitarie. Come rileva Eurostat, la percentuale di persone che rifiuta di dar accesso ai propri dati personali per pubblicità varia negli stati della Ue.

Le quote più alte di dinieghi ci sono nei Paesi Bassi (73%), in Finlandia (70%), Danimarca e Germania (entrambi 63%) e Spagna (62%). Al contrario, la percentuale più bassa di persone che non permette l’uso dei propri dati personali per finalità pubblicitarie (e che quindi, concede l’accesso) sono in Bulgaria (10%), Romania (20%), Grecia (29%), Slovacchia (30%) e Lettonia (32%).

 

Fonte HelpConsumatori