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Garante Privacy: le Questure non possono diffondere foto degli arrestati lesive della dignità person PDF Stampa E-mail
giovedì 12 maggio 2022

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Il Garante Privacy multa il Ministero dell’Interno per la diffusione, da parte di due Questure, di immagini e video di persone arrestate o detenute, lesive della loro dignità


 

Non si possono diffondere fotografie lesive della dignità personale, immagini e video di persone arrestate o detenute, senza che vi siano dei motivi validi, necessità di polizia o di giustizia. Non lo può fare neanche la Questura quando si tratta di persone arrestate e condotte nelle auto di polizia né quando si emette un provvedimento restrittivo verso una persona che sta già in carcere. È quanto ha ribadito il Garante Privacy che ha comminato al Ministero dell’Interno due sanzioni, per un totale di 110 mila euro, per la diffusione da parte di due Questure, nel corso di conferenze stampa, di immagini e video di persone arrestate o detenute, lesivi della loro dignità, senza che la divulgazione fosse giustificata da necessità di giustizia o di polizia.

I volti delle persone arrestate: no senza fini di giustizia o polizia

Nel primo episodio, spiega la newsletter del Garante, un video pubblicato su alcuni siti internet e testate giornalistiche mostrava i volti in primo piano e i nominativi di otto persone arrestate e le immagini dei momenti in cui venivano condotte (in questo caso, con il volto coperto) dagli agenti di polizia nelle auto di servizio. Il video, liberamente visibile per oltre 5 anni sul profilo Facebook di una Questura, era stato rimosso dopo l’intervento dell’Autorità.

Il Garante ha deciso una sanzione di 60 mila euro per questo episodio perché ha ritenuto che, «alla luce della normativa nazionale ed europea, e della giurisprudenza della Corte di Cassazione e della CEDU», «le immagini, per le caratteristiche dell’inquadratura e la presenza del logo della Polizia di Stato, fossero nella sostanza assimilabili alle foto segnaletiche, pur non avendo i numeri in sovrimpressione».

Sono immagini eccedenti, non necessarie e lesive della dignità personale.

«La diffusione delle foto segnaletiche – sottolinea l’Autorità – è consentita solo se ricorrono fini di giustizia e di polizia o motivi di interesse pubblico. Nel corso dell’istruttoria invece non è emersa alcuna necessità di divulgare le immagini in questione, in aggiunta alle altre informazioni fornite alla stampa. La Questura è così incorsa in un trattamento non necessario, eccedente e lesivo della dignità della persona, che deve essere tutelata in ogni situazione, specialmente, come sottolineato dalla Suprema Corte, quando si trovi in una situazione di momentanea inferiorità e, ad esempio, sia ripresa in uno stato di soggezione (posizione forzata del soggetto, ritratto in primo piano senza il suo consenso, situazione obiettivamente umiliante)».

Nel secondo caso, spiega il Garante, un’altra Questura ha divulgato alla stampa, sempre senza che ve ne fosse alcuna necessità, le generalità e l’immagine in primo piano di una persona già in carcere per dare la notizia di un ulteriore provvedimento restrittivo emesso nei suoi confronti. Divulgazione illecita anche questa e multa da 50 mila euro per il Ministero.

 

 

 

 

Fonte HelpConsumatori

 

 

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