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Dal Parlamento UE uno studio sull’impatto della pandemia sulle donne PDF Stampa E-mail
martedì 08 marzo 2022
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Il Parlamento UE ha commissionato un sondaggio per valutare l’impatto della pandemia sulla vita delle donne: emergono un aumento della violenza domestica, ripercussioni negative sulla salute mentale e sulla situazione economica

Tratta di esseri umani e sfruttamento sessuale, violenza mentale e fisica, divario retributivo: sono le principali problematiche su cui le donne coinvolte in un sondaggio europeo chiedono la massima priorità. I risultati dell’indagine, commissionata dal Parlamento Europeo, mostrano un impatto significativo della pandemia sulla vita delle donne, sia a livello sia personale che professionale, ed un forte aumento della violenza domestica.

Secondo quanto emerso dal sondaggio, infatti, tre donne su quattro (77 %) nell’UE ritengono che la pandemia di COVID-19 abbia determinato un aumento della violenza fisica ed emotiva. In tutti i Paesi tranne due (Finlandia e Ungheria) questo risultato è superiore al 50%, con percentuali che raggiungono il 93% in Grecia e il 90% in Portogallo, vicino al 84% per l’Italia.

Le donne intervistate identificano, dunque, alcune misure chiave: rendere più facile denunciare le violenze contro le donne, anche alla polizia (58%, a livello UE, e prima misura in Italia con il 62%), aumentare le possibilità di cercare aiuto, per esempio attraverso hotline telefoniche (40%), aumentare la sensibilizzazione e la formazione della polizia e della magistratura in materia (40%), potenziare l’indipendenza finanziaria delle donne (38%).

L’impatto della pandemia sul reddito delle donne

Il 38% delle intervistate ha dichiarato che la pandemia ha avuto un impatto negativo sul proprio reddito personale. I risultati variano dal 60% in Grecia al 19% in Danimarca, mentre in Italia lo ha dichiarato il 46%.

Inoltre, secondo il 44% delle intervistate, l’emergenza sanitaria ha avuto ripercussioni anche sull’equilibrio tra vita professionale e vita privata. Questo vale per più della metà delle donne a Cipro (68%), in Grecia (59%), a Malta (58%), in Lussemburgo (56%), in Italia (52%), in Portogallo (52%) e in Ungheria (51%).

Infine il 21% delle donne sta valutando o ha deciso di ridurre permanentemente il tempo che dedica al lavoro retribuito. In linea con la media UE, la percentuale italiana si assesta al 23%.

Salute mentale

Altro tema di indagine del sondaggio è quello relativo alla salute mentale, che – tra le donne intervistate – è stata colpita in modo significativo dalle misure messe in atto per contrastare la diffusione del Covid.

Dal sondaggio è emersa, in particolar modo, una maggiore difficoltà tra le donne con figli piccoli. Circa la metà delle intervistate con figli di età inferiore ai 15 anni afferma, infatti, che la chiusura delle scuole e degli asili ha causato un forte impatto sul proprio benessere.

Le richieste delle donne al Parlamento UE

Come detto, quindi, le donne intervistate hanno richiamato l’attenzione del Parlamento UE su alcune specifiche priorità: tratta e sfruttamento sessuale di donne e bambini (47%), violenza mentale e fisica contro le donne (47%), divario retributivo tra donne e uomini e suo impatto sullo sviluppo professionale (41%), maggiori difficoltà per le donne nel conciliare vita privata e lavorativa (equilibrio vita-lavoro) (31%), protezione di donne e ragazze appartenenti a gruppi vulnerabili (30%).

In Italia, in particolare, troviamo al primo posto la violenza mentale e fisica contro le donne (42%), seguita dall’equilibrio vita-lavoro (40%) e la tratta e lo sfruttamento sessuale di donne e bambini (32%).

 

 

fonte HelpConsumatori 

 

 

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