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Tamponi in parafarmacia, i liberi farmacisti: la nostra azione è dentro il SSN PDF Stampa E-mail
venerdì 28 gennaio 2022
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I tamponi in parafarmacia non si fanno. I liberi farmacisti protestano, denunciano il “vantaggio corporativo delle farmacie” e contestano le affermazioni di Italia Viva

I tamponi in parafarmacia non si fanno. E i liberi farmacisti protestano denunciando il “vantaggio corporativo delle farmacie” garantito dalla recente bocciatura degli emendamenti che avrebbero permesso di fare test rapidi in parafarmacia. La proposta è stata bocciata in Senato dal centrodestra e da Italia Viva. Un comunicato congiunto di tre sigle che rappresentano le parafarmacie usa parole molto dure nei confronti della presa di posizione del partito di Renzi sulla questione dei test rapidi in parafarmacia.

A scrivere sono Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane e Confederazione Unitaria Libere Parafarmacie Italiane che dicono: «Le oltre 5000 parafarmacie italiane e le migliaia di farmacisti che vi lavorano non accettano passivi di diventare vittime inerti dello scempio del buon senso e della verità dei fatti operato da Italia Viva sulla questione tamponi».

E proseguono: «La recente bocciatura dell’emendamento che avrebbe consentito ai farmacisti delle parafarmacie italiane di effettuare tamponi porta un palese vantaggio corporativo alle farmacie».

Tamponi in parafarmacia, perché no?

Fare tamponi in parafarmacia avrebbe permesso di alleggerire le code cui sono sottoposti i cittadini ormai da settimane. Contro la bocciatura di questa possibilità si sono espressi anche Conte e Bersani.

Per spiegare il suo voto contrario, Italia Viva ha detto che le parafarmacie non fanno parte del servizio sanitario nazionale quindi non sono nelle piattaforme che gestiscono le tessere sanitarie. Ha detto la senatrice Annamaria Parente: «Le parafarmacie sono esercizi commerciali che non fanno parte del servizio sanitario nazionale, se non pochissime, quindi non sono nelle piattaforme che gestiscono le tessere sanitarie. Insomma, avremmo dovuto creare una piattaforma parallela su dati sensibili, ma somministrare tamponi anti Covid non è come dare un’aspirina al banco. Qualcuno ha citato il problema delle file davanti alle farmacie per fare i tamponi, che aprendo alle parafarmacie si potrebbe risolvere, ma in realtà l`intoppo vero non è lì bensì sulla fase del tracciamento e della gestione delle certificazioni».

Parafarmacie: stiamo dentro il SSN

Ma questa affermazioni hanno provocato l’ulteriore protesta delle parafarmacie. Che rivendicano invece di far parte del sistema sanitario nazionale e di garantire la privacy attraverso l’applicazione del GDPR, il Regolamento generale per la protezione dei dati personali.

Secondo la ricostruzione fatta anche da Pagella Politica, «effettivamente le parafarmacie sono già inserite nel “Sistema Ts”, che gestisce, tra le altre cose, la comunicazione degli esiti dei test anti-Covid, e possono accedere alla funzione “spese sanitarie”, tramite la quale inseriscono gli acquisti effettuati dai clienti in modo che questi possano usufruire delle detrazioni fiscali». Basterebbe dunque l’abilitazione alla trasmissione dei risultati dei tamponi e l’abilitazione a trattare dati sensibili, considerato fra l’altro che in parafarmacia operano farmacisti – ricostruisce Pagella Politica.

I liberi farmacisti, nel comunicato congiunto, sottolineano che tutta la loro attività rientra nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale.

«È detto al cittadino in coda al freddo da ore per un tampone, che non potrà scegliere di farlo anche in parafarmacia perché le parafarmacie non fanno parte del sistema sanitario, non sono collegate al sistema TS, ovvero Tessera Sanitaria, e quindi non potrebbero trasmettere i dati e gli esiti stessi dei tamponi. Ma le parafarmacie per definizione sono parte integrante del Sistema Sanitario, ricevono alla nascita un codice di tracciabilità del farmaco dal Ministero della Salute, aderiscono al sistema TS, trasmettono ogni giorno per legge i dati del 730 precompilato, sono collegate al sistema della Ricetta Elettronica Veterinaria, in molte regioni erogano servizi come il CUP, la dispensazione di prodotti per celiachia, di dispositivi medici, di presidi per diabetici, per incontinenza. Il tutto nell’alveo del Sistema Sanitario Nazionale».

E proseguono: «L’autorizzazione alla trasmissione dei dati inerenti i tamponi sarebbe una mera formalità, basterebbe per lo più un click, e di certo non una piattaforma apposita che comporti alcuna ingente spesa per lo Stato, come è stato detto in questi giorni».

Nel frattempo proseguono le difficoltà dei cittadini. E sono tantissime le cronache che raccontano di lunghe file per fare tamponi.

 

 

 

 

Fonte HelpConsumatori

 

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