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Dati sanitari, Garante Privacy: i pazienti hanno diritto di scegliere quali oscurare nel Fascicolo s PDF Stampa E-mail
mercoledì 21 luglio 2021
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I pazienti hanno diritto di scegliere quali dati sanitari oscurare nel Fascicolo sanitario elettronico. Lo ha ribadito il Garante Privacy che ha multato due aziende sanitarie per aver trasmesso a medici di famiglia dati che dovevano essere oscurati

I pazienti hanno diritto di scegliere quali dati sanitari oscurare nel Fascicolo sanitario elettronico. Se si oppongono alla comunicazione di alcuni dati sanitari, quali le informazioni su un’interruzione di gravidanza, quelle informazioni non devono essere trasmesse al medico di famiglia. È il principio ricordato da Garante Privacy che ha multato due aziende sanitarie per la trasmissione di dati sanitari che invece dovevano essere oscurati. La trasmissione è dipesa da un errore nel software.

I dati sanitari nel Fascicolo elettronico

La normativa sul Fascicolo sanitario elettronico, ribadisce il Garante nell’odierna newsletter, prevede che l’interessato possa oscurare dati e documenti presenti nel fascicolo che saranno così accessibili solo dallo stesso interessato e dal medico che li ha generati. Questo diritto può essere esercitato al momento in cui sono generati i referti o successivamente.

A seguito del mancato rispetto della richiesta di oscuramento avanzata dai pazienti, il Garante ha sanzionato due Aziende sanitarie (la Usl della Romagna e l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento), rispettivamente per 120.000 e 150.000 euro.

Dati sanitari da non trasmettere

Nel primo caso, spiega il Garante, l’intervento è stato fatto a seguito di una notifica della Usl della Romagna per aver trasmesso ad un medico di famiglia il referto di una paziente che, al momento del ricovero per interruzione farmacologica della gravidanza, ne aveva richiesto l’oscuramento attraverso la compilazione di un apposito modulo.

La comunicazione dei dati sanitari, avvenuti mediate la rete regionale che poi genera il Fascicolo, era avvenuta accidentalmente, a causa di un bug nel software che gestiva l’accettazione, la dimissione e il trasferimento degli assistiti. Il programma non aveva recepito la selezione del flag che indicava la volontà della paziente di non trasmettere il referto in questione al medico di medicina generale.

La comunicazione illecita di dati sulla salute, contro la volontà espressa dai pazienti, ha riguardato 48 persone fra aprile 2018 e agosto 2019. Il Garante ha così comminato la sanzione di 120.000 euro alla Usl.

Un caso analogo ha riguardato l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento, che ha notificato al Garante una violazione di dati personali per aver messo a disposizione ai medici di famiglia per errore 293 referti di 175 pazienti, tra cui 2 minorenni e alcune donne sottoposte ad interruzione di gravidanza, sebbene questi avessero esercitato il diritto di oscuramento nei confronti di tali documenti.

Anche in questo caso la violazione è risultata imputabile ad un errore del software, che non ha associato ai documenti la richiesta di oscuramento, correttamente inserita dagli operatori sanitari nel Sistema informativo ospedaliero. In questo caso la sanzione è stata di 150.000 Euro.

 

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