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Occhio all’etichetta: quando non aiuta affatto a fare la differenziata PDF Stampa E-mail
giovedì 08 luglio 2021
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Sei volte su dieci l’etichetta sugli imballaggi non aiuta a fare bene la raccolta differenziata. Il dossier Occhio all’etichetta di EconomiaCircolare.com e Junker app sulle indicazioni per il riciclo riportate sul packaging

Prendi un’etichetta, guarda il bidone della raccolta differenziata e osserva lo spaesamento del consumatore. Occhio all’etichetta per fare la raccolta differenziata, le indicazioni stanno (staranno) sull’imballaggio. Giusto?

In realtà l’etichetta spesso non aiuta affatto a riciclare bene. Molto spesso è incompleta, altre volte scorretta, altre ancora tecnicamente perfetta eppure non in grado di dare una risposta all’interrogativo su dove gettare via cosa. Tanto è vero che l’etichetta presente sul packaging dei prodotti ben 6 volte su 10 non aiuta a fare bene la raccolta differenziata.

Riciclabilità degli imballaggi: occhio all’etichetta

A dirlo è l’indagine a campione dl web magazine EconomiaCircolare.com e della app Junker sulle indicazioni per il riciclo riportate sul packaging dei prodotti. “Riciclabilità degli imballaggi: occhio all’etichetta!” è il dossier, che raccoglie gli imballaggi di 90 prodotti analizzando le informazioni su composizione e riciclabilità riportate in etichetta.

«In attesa di uno standard a cui le aziende possano uniformarsi, il consumatore è spesso incerto su come separare e differenziare i materiali che ha tra le mani», si legge nel dossier.

    Che spiega: «L’alta percentuale di prodotti con suggerimenti criptici, mancanti o contraddittori conferma la necessità di una regolamentazione più stringente, con criteri univoci e una “grammatica comune dell’etichetta” che le renda leggibili a tutti in maniera univoca, ad esempio, con un simbolo unico e chiaro per indicare una determinata frazione (organico, plastica, carta, ecc.)».

Etichetta e differenziata, indicazioni poco chiare

L’etichetta per fare la raccolta differenziata, posta sull’imballaggio, dovrebbe essere fondamentale e chiara per il consumatore, perché i materiali del packaging sono complessi e sempre nuovi, spesso contengono più componenti e differenziare i diversi prodotti è complicato. Ma non sempre le informazioni sul packaging aiutano, denunciano i curatori del dossier. Spesso le etichette confondono, spesso danno informazioni anche sbagliate.

  Su 90 etichette esaminate, 10 sono risultate non corrette, 37 incomplete, 7 non riportano alcuna indicazione e 36 sono corrette.

«Solo il 40% delle indicazioni, quindi, può considerarsi pienamente efficace e facilmente comprensibile dagli utenti».

Non c’è un prodotto o una categoria che va “peggio”. Etichette non corrette, incomplete o mancanti si trovano infatti nei generi alimentari così come nei cosmetici, nei prodotti per l’igiene della casa e in quelli destinati alla cottura o la conservazione del cibo.

In molti casi vengono usate grafiche e simboli diversi per lo stesso tipo di materiale. Ci sono così quattro tipi di etichetta diversa per il conferimento della carta.

Dall’indagine emergono alcune strane diciture come quella di chi suggerisce in etichetta di rivolgersi “al proprio Comune per conoscere la modalità di smaltimento”.

«I Comuni non hanno il personale, le conoscenze e nemmeno l’obbligo di scendere così nel dettaglio. Rimanderebbero probabilmente al numero verde dei gestori della raccolta, ma anche questi ultimi non sono tenuti né a conoscere né a trasmettere tutte quelle informazioni», dice Noemi De Santis co-fondatrice e responsabile comunicazione di Junker app.

Etichettatura ambientale, c’è tanto da fare

Il caos attuale dovrebbe durare ancora pochi mesi, perché nel 2022 entrerà in vigore la norma del decreto legislativo 116/2020 che introduce la cosiddetta “etichetta ambientale”, alla cui messa a punto ha lavorato il Conai con l’Istituto Italiano Imballaggio, UNI, Confindustria e Federdistribuzione, mettendo a punto specifiche linee guida.

«I risultati di questo dossier – commenta Noemi De Santis, co-fondatrice e responsabile comunicazione di Junker app – dimostrano che c’è ancora tanta strada da fare per centrare la sfida lanciata dal decreto 116/2020 in materia di etichettatura ambientale. Sappiamo che non è facile maneggiare la complessità che si cela dietro un imballaggio. Ma le aziende hanno il dovere di fare chiarezza sui packaging dei prodotti che mettono in commercio».

 

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