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La fatica della dad un anno dopo PDF Stampa E-mail
mercoledì 31 marzo 2021
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La dad un anno dopo. La fatica della scuola a distanza per bambini, ragazzi e genitori. Indagine di Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini: fra i problemi, la distrazione degli studenti, la sottovalutazione delle loro condizioni emotive, il gap tecnologico, l’isolamento

La dad un anno dopo fa fatica. E soprattutto ha un costo sociale ed emotivo grande sugli studenti. La scuola a distanza piace solo a tre italiani su dieci.

Fra i problemi principali che pone e che sono rimasti irrisolti dalla scelta della dad in emergenza, ci sono la distrazione dei ragazzi durante le lezioni (vanno in chat, fanno altre attività) segnalata da oltre sette genitori su dieci, e la sottovalutazione della situazione emotiva dei ragazzi e della condizione di straordinarietà che stanno vivendo. Ma pesa anche la scarsa dotazione tecnologica delle famiglie, le disuguaglianze nell’accesso alla dad. Senza contare che il 16% degli studenti fa la dad dallo smartphone. E questo non è certo agevole.

Piace invece agli italiani l’idea della scuola in estate, intesa come spazio per socializzare e fare sport, teatro, musica.

La dad un anno dopo secondo gli italiani

Il bilancio della dad viene dal sondaggio “Scuola a distanza: la dad un anno dopo secondo gli italiani” promosso dall’associazione Con i Bambini e realizzato dall’Istituto Demopolis, con un focus su opinioni e vissuto dei genitori con figli minorenni (5-17 anni) e degli insegnanti italiani dopo 12 mesi di emergenza Covid. Come detto, il giudizio è a luci e ombre. Solo 3 italiani su dieci valutano positivamente la dad mentre il 54% ne dà una valutazione negativa.

Viene riconosciuta oggi una migliore organizzazione rispetto alla fase emergenziale: la dad si è strutturata meglio, a un anno di distanza, per il 67% dei genitori e per il 79% degli insegnanti. I genitori riconoscono anche (57%) che ha prodotto più autonomia dei ragazzi nell’uso della tecnologia. Ma per il 51% dei genitori italiani, a 12 mesi di distanza, in dad non è ancora garantito un accesso adeguato a tutti gli studenti.

Sono tanti i problemi che rimangono sul tappeto. Fra questi la distrazione degli studenti, la sottovalutazione delle loro condizioni emotive, il gap tecnologico e sociale, la tendenza all’isolamento e la perdita delle relazioni con gli amici e della socialità.

Il costo della dad

«Nella valutazione di chi ha figli in età scolare, le criticità della dad, dopo un anno di operatività, restano la distrazione degli studenti durante le lezioni (73%), ma anche la complessa situazione emotiva dei ragazzi (63%) e la scarsa dotazione tecnologica delle case (51%), limite segnalato con maggiore evidenza dagli insegnanti (68%) – emerge dal sondaggio – Si differenziano, genitori ed insegnanti, anche nella valutazione dei carichi di lavoro: eccessivo è stato l’impegno richiesto alle famiglie secondo il 39% dei genitori; il dato cresce al 61% tra chi ha i figli alle Elementari. Inoltre, per il 31% dei genitori l’orario scolastico è troppo ridotto: sul tema concorda appena il 15% degli insegnanti».

La dad un anno dopo si fa sullo smartphone per il 16% degli studenti.  Il 41% dei genitori intervistati confessa di aver avuto difficoltà a supportare i figli in dad per connessioni o dispositivi insufficienti in casa. 3 su 10 segnalano la difficile conciliazione dei tempi lavorativi con le dinamiche della didattica a distanza. Circa un quinto segnala di non essere stato in grado personalmente di supportare i figli nell’attività didattica.

 

«L’indagine – spiega il direttore dell’Istituto Demopolis Pietro Vento – conferma il costo sociale ed evolutivo imposto dall’emergenza e dalla chiusura prolungata delle scuole su bambini e ragazzi, con effetti consistenti sull’incremento delle disuguaglianze e della povertà educativa tra i minori nel nostro Paese. Nell’anno del Covid, un vastissimo orizzonte di normalità relazionale, di dinamiche sociali, di occasioni di apprendimento è stato precluso ai minori. L’83% dei genitori testimonia come l’aspetto maggiormente negativo nella didattica a distanza, per bambini e ragazzi, sia stata l’assenza di relazioni con i compagni».

La scuola a distanza e la fatica nel seguirla

Seguire la scuola a distanza è faticoso da più punti di vista. A bambini e ragazzi manca tutta la società della scuola nonché gli stimoli esterni.

Per il 65% dei genitori la fatica nel seguire le lezioni in remoto si è rivelata una grave ipoteca sulla quotidianità di bambini e ragazzi. 6 genitori su 10 segnalano oggi la tendenza dei figli all’isolamento e all’abbandono della vita sociale. Il 55% ricorda il danno della riduzione degli stimoli esterni alla scuola. 4 genitori su dieci segnalano una regressione dell’apprendimento.

«In quest’ultimo anno la didattica a distanza ha tenuto in piedi un’idea di scuola seppur con molte difficoltà per famiglie, ragazzi e insegnanti – ha detto Marco Rossi-Doria, vicepresidente di Con i Bambini – Come emerge chiaramente dall’indagine, oltre ai deficit di accesso e inclusività, una preoccupazione diffusa riguarda il contesto emotivo e relazionale di bambini e ragazzi. Occorre implementare e consolidare patti educativi, alleanze nel tempo tra scuola, famiglie, civismo educativo e istituzioni locali, per uscire da questa crisi ma soprattutto per costruire una società più equa, matura e responsabile».

Ripartire in estate? La scuola estiva piace.

Il 70% degli italiani intervistati da Demopolis condivide l’ipotesi di tenere aperte le scuole sino alla fine del mese di luglio per organizzare attività educative, gratuite e non obbligatorie, di laboratorio e di socializzazione anche all’esterno.

Stiamo parlando di teatro, musica, sport, lingue, visite, attività dedicate a ragazzi e bambini, con il coinvolgimento di educatori ed operatori specializzati di associazioni ed enti del Terzo Settore, in vista di un ritorno alla normalità in settembre. L’idea piace ai genitori, più al Nord (75%) che al Sud (61%). L’idea di fondo della scuola estiva, secondo gli italiani, è restituire ai minori l’accesso alla pratica sportiva (58%), progettare recuperi curriculari (54%), promuovere attività ludiche (53%) e progressi nelle lingue straniere (51%), favorire la riscoperta delle città e della natura.

 

 

 

Fonte HelpConsumatori

 

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