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Caffè, verdura, parrucchieri. I rincari che ci sono e quelli che forse verranno PDF Stampa E-mail
mercoledì 20 maggio 2020

rincari2205.jpgLe associazioni dei consumato ridenunciano rincari sui prodotti più comprati in quarantena e durante il passaggio alla fase 2: caffè, verdura, parrucchieri.

Pronti, partenza, rincari? Già durante il lockdown qualche consumatore se n’era accorto, con i prezzi del carrello della spesa saliti verso l’alto, spinti anche dalla corsa agli acquisti e dalle scorte di generi alimenti da dispensa. Ora le associazioni dei consumato ritornano a denunciare rincari sparsi sui prodotti più comprati durante la quarantena e su quelli che segnano, anche simbolicamente, il passaggio allafase 2. Rincari dunque su caffè, verdura, parrucchieri. Di quali numeri stiamo parlando? Soprattutto, durerà nel tempo? Perché se un aumento finisce sul listino prezzi, è poi molto difficile che si torni indietro.

 

La top ten dei rincari in lockdown

 

L’Unione Nazionale Consumatori hastilato la classifica dei prodotti più aumentati durante l’emergenzacoronavirus. Sono soprattutto beni e prodotti molto cercati e comprati peraffrontare meglio il lockdown, per fare scorte, per rafforzare le precauzioniigieniche. Ai primi posti della top ten ci sono i rincari della verdura fresca,a più 6,9% su base mensile, e della frutta fresca a più 3,7% (nel confrontoannuale l’aumento è rispettivamente del 6,4% e del 9,6%).

 

A fronte di un’inflazione che nel mesedi aprile ha registrato una variazione nulla su base tendenziale e dello 0,1%su base mensile, prosegue l’associazione, la farina è rincarata dell’1,5% in unsolo mese, le patate, molto ricercate per la loro caratteristica di conservarsipiù a lungo, si collocano in terza posizione con +3,7% (+5,7% su base annuale).

 

C’è in classifica il pane confezionato,più venduto per non uscire tutti i giorni a comprare il fresco, con aumentidell’1,7% (+3,8% su aprile 2019). Seguono detergenti e prodotti per la puliziadella casa con +1,6% (+3,3% nei dodici mesi), uova con  +1,3% (+3,1% annuo), latte conservato in con+1,2% (+3,8% su anno), altri prodotti medicali come i disinfettanti con +1%.

 

Su questi aumenti vuole vederci chiaroanche l’Antitrust, che all’inizio di maggio ha avviato un’indaginepreistruttoria sull’andamento dei prezzi per generi alimentari di primanecessità, detergenti, disinfettanti e guanti.

 

«Certo per questi prodotti si èregistrato un aumento della domanda – spiega il presidente UNC MassimilianoDona – ma questo non può spiegare incrementi dei prezzi così elevati, specie sesi considera che si tratta di dati medi e che molti commercianti e supermercatihanno responsabilmente tenuto fermi i listini».

Contributo di solidarietà per i costidi sanificazione?

 

Un fenomeno che andrà monitorato, pervedere se si tratta di casi isolati o di nuove voci finite sul listino prezzi,è quello del “contributo di solidarietà” che verrebbe chiesto da alcuniesercenti per coprire i costi di sanificazione.

 

La denuncia è sempre di Dona: «Alcuniconsumatori ci hanno segnalato una novità. Alcuni centri estetici eparrucchieri avrebbero introdotto un contributo extra, una sorta di tassa disolidarietà per le varie spese aggiuntive, come quelle di sanificazione. Perora si tratta di singoli casi isolati. Li invitiamo, comunque, a ripensarcispontaneamente. Ci sono, infatti, forti dubbi sulla legittimità di una talepratica, anche nel caso la “sovrattassa” fosse segnalata in modo chiaro etrasparente, considerato che il consumatore deve pagare per il servizio reso,non dare contributi per le spese sostenute, salvo siano su base volontaria».

 

 

 

 

caffè

Istituto espresso italiano: sul caffèconsumatori disposti a pagare di più

 

 

La battaglia del caffè, fra rincari evoglia di ricominciare

 

C’è poi la battaglia del caffè. Latazzina al bar sta rincarando? Un paio di giorni fa il Codacons ha denunciatoche in testa alla classifica degli aumenti ci sarebbero i bar. Sono saliti iprezzi di caffè e cappuccino, dice l’associazione.

 

   «A Milano la classica tazzina consumata al bancone arriva a costare fino2 euro. A Firenze alcuni locali hanno portato il costo dell’espresso a 1,70euro, mentre a Roma si arriva a pagare 1,50 euro, contro 1,20 euro di Genova».

 

Toccare il prezzo del caffè ha unimpatto molto forte, anche dal punto di vista simbolico, per i consumatoriitaliani. E il presidente Codacons Carlo Rienzi è partito all’attacco: «E’ unvero e proprio scandalo che commercianti ed esercenti scarichino i mancatiguadagni e i maggiori costi legati al coronavirus sui consumatori finali».

Istituto Espresso Italiano: iconsumatori sono disposti a pagare di più

 

«Il Codacons gioca sulla pelle delbarista», ha risposto a stretto giro l’Istituto espresso italiano. Nellastragrande maggioranza dei paesi europei, ha detto l’Istituto che riuniscetorrefattori e altre aziende della filiera e promuove la cultura dell’espressodi qualità, una tazzina di caffè costa più che in Italia. In Nord Europa si vada 2,36 a 3,00 euro, in Austria e in Germania il prezzo dell’espresso è fra1,75 e 1,90 euro, in Francia è di 1,60 euro e in Spagna di 1,39 euro, in Greciae in Romania la tazzina di caffè costa in media 1,30 euro.

 

Secondo l’Istituto la critica delCodacons non tiene conto della congiuntura economica e dei fattori che incidonosul prezzo del caffè al bar. «Rienzi, prima di dire se il caffè è troppo carodovrebbe informarsi sull’origine del prodotto e sulle le condizioni di servizio– ha detto Luigi Morello, presidente dell’Istituto Espresso Italiano – vistoche in Italia il caffè al banco è storicamente tra i più economici in Europa eil margine sulla tazzina in questi anni si è notevolmente ridotto: parlare dirincari in modo generico è pura demagogia».

 

Da una indagine fatta da YouGov perl’Istituto espresso italiano, inoltre, emerge che il consumatore italianosarebbe persino disposto a pagare di più una tazzina di espresso italiano purdi berlo in sicurezza al bar.

 

L’indagine è di inizio maggio. Gliitaliani vogliono tornare al bar, a gustarsi un caffè con gli amici o per unmomento di relax. E si dicono disposti a pagare un prezzo maggiore per il caffèal bar: il 72% si dichiara pronto a farlo in presenza di una maggiore sicurezzadel luogo di consumo, il 68% con una qualità migliore.

Fonte: HelpConsumatori

 

 

 

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