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Telemarketing, Garante Privacy multa Tim per quasi 28 milioni di euro PDF Stampa E-mail
mercoledì 05 febbraio 2020

GDPR.pngMaxi sanzione del Garante Privacy verso Tim: 27 milioni e 800 mila euro per numerosi trattamenti illeciti dei dati legati alle attività di marketing. Le violazioni, denuncia l’Autorità, hanno riguardato milioni di persone

 Un cittadino è stato chiamato 155 volte in un mese. In migliaia di casi sono state contattate numerazioni di telefoni “fuori lista”. E in tanti altri casi ci sono statitelefonate promozionali senza consenso. È lunga la lista delle violazioni chehanno portato il Garante Privacy a decidere una maxi sanzioni per Tim: quasi 28milioni di euro per telemarketing selvaggio.

Il Garante perla protezione dei dati personali ha infatti irrogato a Tim una sanzione di 27.802.946euro per numerosi trattamenti illeciti di dati legati all’attività dimarketing. Su larga scala: le violazioni, denuncia il Garante, hanno riguardatoin tutto «alcuni milioni di persone». E sono state fatte nonostante alcuninumeri comparissero nel registro delle opposizioni, dunque non potessero esserecontattati.

GarantePrivacy: centinaia le segnalazioni ricevute

    «Dal gennaio 2017 ai primi mesi del 2019,sono pervenute all’Autorità – informa il Garante – centinaia di segnalazionirelative, in particolare, alla ricezione di chiamate promozionali indesiderateeffettuate senza consenso o nonostante l’iscrizione delle utenze telefonichenel Registro pubblico delle opposizioni, oppure ancora malgrado il fatto che lepersone contattate avessero espresso alla società la volontà di non riceveretelefonate promozionali. Irregolarità nel trattamento dei dati venivanolamentate anche nell’ambito dell’offerta di concorsi a premi e nellamodulistica sottoposta agli utenti da Tim».

L’istruttoriasi è avvalsa anche del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologichedella Guardia di Finanza e ha messo in evidenza numerose violazioni delladisciplina sulla protezione dei dati personali. L’elenco delle violazionicontestate è di tutto rilievo, come emerge dalle parole dell’Autorità.

“Unapersona è stata chiamata 155 volte in un mese”

«Tra i milionidi telefonate promozionali effettuate in sei mesi nei confronti di “nonclienti” l’Autorità ha accertato che le società di call center incaricate daTim hanno in molti casi contattato gli interessati senza il loro consenso. Unapersona è stata chiamata 155 volte in un mese. In circa duecentomila casi sonostate contattate anche numerazioni “fuori lista”, cioè non presenti neglielenchi delle persone contattabili di Tim. Sono state rilevate poi altrecondotte illecite come l’assenza di controllo da parte della societàsull’operato di alcuni call center; l’errata gestione e il mancatoaggiornamento delle black list dove vengono registrate le persone che nonvogliono ricevere pubblicità; l’acquisizione obbligata del consenso a finipromozionali per poter aderire al programma “Tim Party” con i suoi sconti epremi».

Non è finitaqui. Il Garante contesta che informazioni non corrette e non trasparenti sultrattamento dei dati sono state date nella gestione di alcune app per iclienti, che sono state seguite modalità di acquisizione del consenso nonvalide, che in alcuni casi sono stati usati moduli cartacei con un unico consenso per finalità diverse, comprese ilmarketing.

Non è stataefficiente la gestione dei “data breach”, prosegue l’Autorità, e«disallineamenti sono emersi tra le black list di Tim e quelle dei call centerincaricati, così come per le registrazioni audio dei contratti stipulatitelefonicamente (verbal order).  Leutenze di clienti di altri operatori, detenute da Tim in quanto gestore delleReti, sono state conservate per un tempo superiore ai limiti di legge einserite, senza il consenso degli interessati, in alcune campagnepromozionali».

Non solo lasanzione, anche misure correttive

 

Oltre allasanzione, il Garante Privacy ha imposto a Tim 20 misure correttive, tra divietie prescrizioni. In particolare, ha vietato a Tim l’uso dei dati a fini dimarketing di chi aveva espresso ai call center il proprio diniego a riceveretelefonate promozionali, dei soggetti presenti in black list e dei “nonclienti” che non avevano dato il consenso.

Ancora: lasocietà non potrà più utilizzare neanche i dati della clientela raccoltimediante le app “My Tim”, “Tim Personal” e “Tim Smart Kid” per finalità diversedall’erogazione dei servizi senza un consenso libero e specifico. Tim dovràverificare la consistenza delle black list utilizzate e acquisiretempestivamente quelle eventualmente formate dai call center per riversarlenella propria black list.

Tim dovràinoltre rivedere il programma “Tim Party” e consentire l’accesso dei clienti asconti e concorsi a premi eliminando il consenso obbligato al marketing.L’azienda dovrà inoltre verificare la procedura per l’attivazione di tutte leapp, specificare sempre, con linguaggio chiaro e comprensibile, i trattamentisvolti con l’indicazione delle finalità perseguite e delle modalità ditrattamento utilizzate, nonché acquisire un valido consenso.

Finalmentesanzioni esemplari: così l’Unione Nazionale Consumatori ha accolto la notiziadella multa a Tim. La seconda di rilievo nell’arco di poco tempo, dopo quellenei confronti di Eni gas e luce decise qualche giorno fa, per trattamentiilleciti di dati personali nell’ambito di attività promozionali e attivazionedi contratti non richiesti.

«Finalmentestanno arrivando sanzioni esemplari per le attività illecite di telemarketing eteleselling. Dopo Eni gas e luce è la volta di Tim. Gli italiani non ne possonopiù di telefonate moleste, come dimostra anche il successo della nostrapetizione on line», ha detto Massimiliano Dona, presidente dell’UnioneNazionale Consumatori.

All’orizzontec’è l’estensione del registro pubblico delle opposizioni ai numeri cellulari,anche se probabilmente bisognerà aspettare la fine dell’anno.

Spiega ancoraDona: «Ora, però, occorre che il nuovo regolamento sul funzionamento delRegistro pubblico delle opposizioni, varato il 17 gennaio scorso dal Consigliodei Ministri, con incredibile ritardo rispetto ai tempi previsti dalla Legge n.5 dell’11 gennaio 2018, ancora inapplicata dopo oltre due anni, diventioperativo il più in fretta possibile, possibilmente prima del 1° dicembre 2020,così non solo i consumatori potranno iscrivere al registro anche i loro cellulari,ma potranno revocare tutti i consensi precedentemente espressi».

 

Fonte: HelpConsumatori

 

 

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