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La bussola dei diritti: Mi connetto, ergo sono multitasking PDF Stampa E-mail
martedì 18 giugno 2019

Interneteurostat2006.jpgIn unasocietà digitale sempre più iperconnessa è difficile frenare l’avanzare velocedelle nuove tecnologie soprattutto quando diversi fattori contribuiscono a unarapida diffusione e un utilizzo ampio di tecnologie abilitate a Internet intutto il mondo.

In linea conil dilagare delle nuove tecnologie è anche la costante digitalizzazione deiservizi pubblici e privati, sia in termini di accesso che di fruizione deiservizi medesimi. Internet è diventato ormai un aspetto imprescindibile daconiugare necessariamente con la vita “reale”, spesso trascurata. Siamo parteintegrante della Rete, onnipresente e funzionale alla vita di tutti i giorni,basti pensare all’uso di internet legato all’istruzione, lo shopping, i viaggi,la socializzazione, il commercio, la cultura e la maggior parte dei luoghi di lavoro,oltre a tutte le attività di intrattenimento come e-book, podcast, musicaonline, video, film in streaming, social media, videogame e giochi online.


 


Allo stessotempo è interessante evidenziare come la capacità di Internet di attirarel’attenzione degli utenti non si relaziona esclusivamente alla qualità deicontenuti multimediali disponibili online, quanto piuttosto, al design e allapresentazione dell’oggetto o del servizio che si vuole erogare a seconda dellaclientela cui è destinata.


 


In controtendenzarispetto allo sviluppo delle nuove tecnologie è il recente inserimento delladipendenza da videogiochi, il cosiddetto gamingdisorder, nell’elenco malattiedell’Organizzazione mondiale della Sanità. In questa visione ampia dellasocietà digitale trova spazio un nuovo studio che certifica la possibileinfluenza sul nostro cervello che può derivare da un uso irresponsabile e pococonsapevole della Rete. Un team di ricercatori della Western Sydney University,della Harvard University, del Kings College, dell’Università di Oxford edell’Università di Manchester ha raccontato e pubblicato sulla rivista WorldPsychiatry, che gli strumenti digitali che utilizziamo nel nostro quotidianopotrebbero essere in grado di produrre delle alterazioni acute e prolungate inspecifiche aree cognitive del cervello, migliorando le capacità dimultitasking, ma riducendo al contempo, i tempi di attenzione e concentrazione.


 


Piùmultitasking si, ma a quale prezzo? Dallo studio in esame sembra che passaretroppo tempo in internet potrebbe provocare una perdita di attenzione riducendoanche la capacità di concentrazione.


 


Ma cosasuccede di preciso alle nostre funzioni cognitive quando ci connettiamo ainternet? Nonostante la rilevanza dello sviluppo digitale al passo con l’attualesocietà, non si deve sottovalutare l’influenza che può avere la connessionealla rete sulla nostra struttura cerebrale e sulla sua funzione. Proprio peresaminare le diverse ipotesi e capire in che modo l’uso di internet riesca ainfluenzare la struttura del cervello, la sua funzione e lo sviluppo cognitivo,i ricercatori hanno messo insieme una serie studi di psicologia, psichiatria eneuroimaging già disponibili nella letteratura scientifica.


 


Più neldettaglio, un utilizzo ampio della rete potrebbe generare un impatto nonpositivo su diverse funzioni cognitive: in primis, il flusso continuo dinotifiche a esempio, “incoraggia” la cosiddetta attenzione divisa, attraversomolteplici fonti di informazione, a spese di una capacità di concentrarsicontemporaneamente su stimoli diversi. Interessante come anche il processo dimemoria si evolve, per arrivare perfino a una modifica della cognizionesociale.


 


E ancora,quali sono gli effetti di Internet sul cervello umano durante l’intero corsodella vita? In particolare, quali i potenziali vantaggi o svantaggidell’integrazione di Internet con i processi cognitivi possono differire tra ibambini e gli anziani? Di sicuro una attenzione particolare va riservata ai piùpiccoli, soprattutto per la delicata fase dell’età evolutiva in cui si trovanoche potrebbe nuocergli maggiormente.


 


L’eccessivoconsumo di internet –in particolare dei social network- da parte dei piùpiccoli preoccupa da tempo genitori e insegnanti, come anche alcuni pediatri.Sta di fatto che le attuali linee guida dell’Organizzazione mondiale dellasanità raccomandano per i bambini da zero a due anni il divieto assoluto direstare fermi davanti a uno schermo, mentre dai due ai quattro anni di nonlasciarli più di un’ora a guardare passivamente lo schermo televisivo o dialtro genere, come cellulari e tablet. I ricercatori dello studio in esame citengono però a precisare che la maggior parte delle ricerche svolte fino a oggisi riferiscono perlopiù ai possibili effetti- positivi e/o negativi- del mondodigitale sugli adulti, motivo per cui sarebbero necessari ulteriori studi eindagini per poter determinare i benefici e gli svantaggi dell’uso di Internetnei più giovani.


 


Di sicuro finoalla data in cui si faranno questi studi sarà utile prevenire eventuali effettidannosi limitando ad esempio, il tempo trascorso dai bambini davanti aglischermi, per evitare che possano anche perdere interesse in altre attivitàcruciali dello sviluppo, come l’interazione sociale e l’esercizio fisico.


 


E per gliadulti, cosa emerge dalla nuova ricerca? Il consiglio è quello di praticareesercizi per migliorare l’attenzione e le tecniche specifiche di “internethygiene“, come per esempio, evitare comportamenti compulsivi di ‘controllo’continuo dello smartphone, o non usare internet nelle ore serali, dando così lapriorità alle relazioni sociali reali e non “social”. In sintesi possiamo direche l’utilizzo in “modalità” multitasking tramite i media digitali non miglioradi fatto le nostre prestazioni multitasking in altri contesti offline ma alcontrario, sembra diminuire questa capacità cognitiva riducendo la nostracapacità di ignorare le distrazioni in arrivo. Forse sarebbe il caso di provarea essere meno social e più sociali, meno multistasking e più interattivi nella vitareale.

 

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