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Imposta di soggiorno: la paga il 71% dei turisti ma nessuno sa che fine faccia PDF Stampa E-mail
lunedì 06 maggio 2019

turismo0305.jpgQuando si prepara una vacanza, tra ivari costi da dover tenere a mente e inserire nel budget, ce n’è uno che èspesso difficile da digerire: l’imposta di soggiorno (o di sbarco).

Sono 1.020 icomuni italiani che applicano questa la tassa. In termini percentuali comuni,si tratta di “appena” il 13% dei 7.915 municipi italiani, ma sono realtà chenel complesso ospitano il 71% dei pernottamenti registrati ogni anno in Italia(62,2% dei pernottamenti dei turisti italiani e 76,9% degli stranieri) e latassa riscossa crea un gettito complessivo che nel 2019 si avvia a doppiare laboa dei 600 milioni di euro.


 


Se da un latosi conosce l’entità del gettito garantito dalla tassa di soggiorno, dall’altronessuno sa come i comuni utilizzino di fatto i fondi raccolti attraversol’imposta. Lo denuncia oggi il Codacons, commentando i dati forniti daFederalberghi.


 


“I turistisono tenuti al pagamento di tale tassa i cui proventi, in base al D.L. 23/2011,devono essere destinati “a finanziare interventi in materia di turismo,manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e deirelativi servizi pubblici locali”, spiega il presidente Carlo Rienzi. Tuttaviasul come questi fondi vengano realmente utilizzati c’è il mistero più fitto.


 


“A quasi diecianni dalla reintroduzione del tributo”, afferma Bernabò Bocca, presidente diFederalberghi, “dobbiamo purtroppo constatare di essere stati facili profeti.La tassa viene introdotta quasi sempre senza concertare la destinazione delgettito e senza rendere conto del suo effettivo utilizzo”. E denuncia:“Qualcuno racconta la storiella dell’imposta di scopo, destinata a finanziareazioni in favore del turismo. In realtà è una tassa sul turismo, il cui unicofine sembra essere quello di tappare i buchi dei bilanci comunali”.


 


Sial’associazione degli albergatori, sia il Codacons, si appellano dunque alMinistro del Turismo, Gian Marco Centinaio, affinché sia garantita una maggioretrasparenza a cittadini e turisti, obbligando i Comuni a pubblicare onlinel’esatta destinazione della tassa di soggiorno e gli interventi realizzatigrazie ai proventi raccolti attraverso l’imposta.

 

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