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Calenda vs Consumatori: “Fabbriche di polemiche inutili”. E scoppia la bagarre PDF Stampa E-mail
mercoledì 13 febbraio 2019

tutelaconsumatori.pngCarlo Calenda definisce le associazionidei consumatori “fabbriche di polemiche inutili”. E scoppia la bagarre.

Leassociazioni reagiscono, rivendicano il proprio ruolo, tracciano confini,invitano l’ex ministro a visitare le loro sedi o a valutare le differenze cheesistono nel settore. Rispondono chiedendo di evitare semplificazioni egeneralizzazioni. La polemica è innescata ed è pesante. Tutto parte da un tweetdel 10 febbraio di Carlo Calenda su una notizia che annuncia l’esposto delCodacons all’Antitrust sul televoto di Sanremo. Calenda twitta: “Un giornoqualcuno dovrà definitivamente stabilire la completa inutilità di Codacons eaffini. Al Mise avevo tagliato la maggior parte dei finanziamenti a questefabbriche di polemiche inutili. Chissà se Di Maio li ha ripristinati.”


 


E a un lettoreche gli chiedeva di spiegare la sua posizione contro le associazioni deiconsumatori, Calenda risponde: “Vengono finanziate in larga parte dal Mise ediventano tribune per sedicenti predicatori che passano il tempo ad ingolfare itribunali amministrativi con le peggiori castronerie immaginabili. Che almenosi finanziassero con i contributi dei consumatori che aderiscono.”


 


Naturalmente èun fiorire di tweet di risposta e commento. Divisi fra quanti apprezzano lapresa di posizione dell’ex ministro, fra quanti criticano Codacons e Adusbef –spesso il riferimento di chi risponde è proprio a queste due associazioni – equanti invece rivendicano la diversità che esiste all’interno del consumerismoe il ruolo svolto dalle associazioni quali corpi intermedi a tutela deicittadini. Via tweet rispondono Ivo Tarantino per Altroconsumo, MassimilianoDona per l’Unione Nazionale Consumatori e il Movimento Consumatori. Larichiesta è, con toni diversi, di evitare semplificazioni, generalizzazioni,“qualunquismo”.


 


La polemicacomunque è innescata. In una nota congiunta, parlano di “offesa gravissima”Codici, Codacons, Acu, Adusbef, Assoutenti, Ausr e Lega Consumatori.“Affermazioni inaccettabili – sostengono queste sigle – un’offesa gravissima aquelle organizzazioni che quotidianamente lavorano per difendere i cittadini,con grande spirito di sacrificio ed a volte con le armi spuntate. Se le associazionidei consumatori non hanno strumenti adeguati per tutelare i cittadini, infatti,è anche per colpa delle scelte miopi adottate dalla politica. Azioni comequella che Calenda ricorda con orgoglio, quei tagli ai finanziamenti alleassociazioni dei consumatori attuati quando era alla guida del Mise. Conquell’iniziativa Calenda ha dimostrato tutto il suo disinteresse nei confrontinon solo delle associazioni, ma anche e soprattutto dei consumatori. Li halasciati ancora più indifesi contro le ingiustizie che sempre più spessosubiscono”.


 


Confconsumatoriinvita l’ex Ministro e gli attuali responsabili del Mise a “conoscerci dipersona e a visitare le nostre sedi prima di esprimere giudizi come quelli cheha deciso di condividere sui social. Tocchi con mano – dice Confconsumatori –la realtà quotidiana di un’Associazione di consumatori, conosca le storie deinostri associati. Non lo ha fatto quando era Ministro e anche oggi dispiace chepreferisca fare di tutta l’erba un fascio, specie un politico come lui, che sipropone di fare la differenza rispetto al passato. Le Associazioni deiconsumatori sono un punto di riferimento per milioni di italiani ed è unmiracolo che resistano nonostante le numerose e gravi difficoltà. Se si vuolepensare davvero al bene dei cittadini si misurino e si valutino le Associazionisulla base della serietà del loro operato, della fondatezza delle lorobattaglie, della capacità di combinare azioni di tutela e prevenzione, dellavolontà di instaurare un dialogo onesto e costruttivo con le imprese”.


 


Confconsumatoriricorda poi che i fondi destinati alle associazioni vengono dalle multedell’Antitrust. “I fondi che l’ex Ministro ha ritenuto di non riconoscere alleAssociazioni per lo svolgimento di iniziative a vantaggio dei consumatori, loripetiamo una volta di più, NON derivano da tasse che i cittadini pagano, madalle sanzioni alle imprese che agiscono in modo scorretto impostedall’Antitrust, anche grazie agli esposti che le stesse associazioni fannoall’Autorità. Ebbene, tali fondi sono destinati esclusivamente a tutelare,informare e formare i cittadini nell’esercizio dei diritti conquistati neglianni, non certo a pagare stipendi ai Presidenti e ai rappresentanti diAssociazioni che, al contrario, spesso garantiscono con i propri beni personaligli affidamenti bancari per assicurare gli stipendi ai loro (pochissimi)dipendenti”.


 


Sullebarricate anche il Movimento Consumatori. Sostiene il segretario generaledell’associazione Alessandro Mostaccio: “Le qualunquistiche parole dell’ex ministro dello Sviluppo economico,Carlo Calenda, che ha definito sul proprio profilo twitter le associazioni deiconsumatori ‘fabbriche di polemiche inutili’, vantandosi da ministro di avergli‘tagliato la maggior parte dei finanziamenti’, tradiscono due aspetti moltogravi del suo mandato ministeriale. Primo: Calenda in questo modo confessa, dinon aver esercitato i controlli che il Codice del consumo gli attribuivaproprio per verificare la rappresentatività, democraticità e utilità delle associazionidei consumatori iscritte nel registro del suo ministero come maggiormenterappresentative. Secondo: durante il suo mandato non c’è uncittadino/consumatore italiano che si ricordi un provvedimento che sia statodavvero a favore non di questo o di quel comparto economico produttivo, ma deiconsumatori e cioè d’interesse generale”.


 


Il MovimentoConsumatori ricorda che già nel 2016, alla nomina di Calenda, aveva chiesto divalorizzare il ruolo del Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti (CNCU). Ma senzaricevere risposta.  “Visto che giàall’epoca eravamo consci del fatto che molto spesso alcune associazioni sonostate strumentalizzate per la carriera del proprio legale rappresentante –continua Mostaccio – chiedevamo a Calenda di tornare a valorizzare e darecentralità al Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti, rivedendocompletamente la disciplina del Codice del consumo rispetto al ruolo delleassociazioni dei consumatori nei confronti del Ministero dello Sviluppoeconomico e del Paese intero. Oggi possiamo dire che su questo fronte l’exministro ha confermato i nostri timori, visto che durante il suo mandato non ciha mai ricevuto, non ha mai riformato la disciplina del Codice del consumo, nonha spinto per l’approvazione della class action e non ha mai proposto unastrategia a favore della difesa del potere di acquisto dei consumatori”.

 

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