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Fermate gli orologi! Commissione Ue: l’84% dei cittadini dice stop all’ora legale PDF Stampa E-mail
lunedì 03 settembre 2018
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Ora legale sì, ora legale no; lancette avanti, lancette indietro; si dorme un’ora in più, si dorme un’ora in meno; a chi piace, a chi non piace; si sballano i bioritmi ma si risparmia sulla bolletta. Alt! Quello di quest’anno potrebbe essere stato l’ultimo cambio di ora che i nostri orologi dovranno sopportare.

La consultazione online sull’abolizione del cambio dell’ora semestrale, svoltasi dal 4 luglio al 16 agosto 2018, ha raccolto 4,6 milioni di risposte provenienti da tutti i 28 Stati membri (il numero più alto di risposte mai ricevute in una consultazione pubblica della Commissione) e l’84% dei rispondenti si è detto favorevole a procedere in questo senso.

 

In particolare, i paesi del Nord Europa (Germani, Austria, Lussemburgo) sono quelli che si detti più propensi ad attuare il cambiamento, mentre in Italia ha votato solo una percentuale dello 0,04% dei cittadini.

 

“Ci organizzeremo di conseguenza e prepareremo una proposta legislativa per il Parlamento europeo e il Consiglio, che poi decideranno insieme”, ha dichiarato Violeta Bulc, Commissaria europea per i Trasporti, commentando i risultati del sondaggio.

 

Più dei tre quarti dei cittadini europei (76%) ritengono che il cambio dell’ora due volte l’anno sia un’esperienza “molto negativa” o “negativa”. Per giustificare un’eventuale abolizione del cambio dell’ora i rispondenti hanno avanzato considerazioni legate agli effetti negativi sulla salute, a un aumento degli incidenti stradali o all’assenza di un risparmio energetico.

 

Il Presidente della Commissione europea Juncker ha inserito la questione dell’ora legale nell’agenda politica come parte del suo impegno a concentrarsi sulle questioni importanti e lasciare che gli Stati membri prendano le decisioni laddove si trovino nella posizione migliore per farlo. La consultazione pubblica sulle disposizioni relative all’ora legale è stata organizzata dalla Commissione europea nell’ambito della valutazione delle disposizioni attualmente in vigore sul cambio dell’ora in Europa e fa seguito a una risoluzione del Parlamento europeo adottata nel febbraio 2018 e alle richieste di Stati membri, soggetti interessati e cittadini.

 

La maggior parte degli Stati membri ha una lunga tradizione di disposizioni relative al cambio dell’ora, molte delle quali risalgono alla prima e alla seconda guerra mondiale o alla crisi petrolifera degli anni settanta. Dagli anni ’80 l’Unione europea ha progressivamente adottato norme in virtù delle quali tutti gli Stati membri si impegnavano a coordinare il cambio dell’ora, unificando i diversi regimi nazionali. Dal 1996 tutti gli europei spostano le lancette avanti di un’ora l’ultima domenica di marzo e indietro di un’ora l’ultima domenica di ottobre. Lo scopo delle norme dell’UE non era quello di armonizzare le disposizioni sul cambio dell’ora nell’Unione ma di affrontare i problemi, soprattutto per i settori della logistica e dei trasporti, che nascono dalla mancanza di coordinamento nell’applicare le variazioni dell’ora nel corso dell’anno.

 

“Da circa 20 anni chiediamo di eliminare il passaggio da ora solare a ora legale, e in base ai nostri sondaggi l’80% dei cittadini italiani si dice contrario al cambio delle lancette dell’orologio da eseguire due volte l’anno”, spiega il presidente di Codacons, Carlo Rienzi, sostenendo la proposta annunciata oggi dal presidente della Commissione Ue.

 

Secondo l’associazione, i costi relativi al passaggio all’ora legale sono decisamente superiori ai benefici: lo sfasamento di un’ora determina conseguenze sia a livello di umore, sia a livello fisico per circa il 15% dei cittadini, e produce disturbi del sonno in un bambino su due. Risintonizzare i ritmi biologici provoca un disagio per l’organismo, anche negli individui adulti: è stato infatti dimostrato come il passaggio da ora solare a ora legale (e viceversa) generi nei primi giorni stanchezza, apatia, nervosismo, emicranie e, in alcuni casi, addirittura stati depressivi, con ripercussioni dirette sulla produttività sul lavoro.

 

“Il passaggio ora solare/ora legale, dunque, determina costi sociali e perdite produttive decisamente superiori ai benefici determinati dal cambio orario, e in tal senso la sua abolizione determinerà vantaggi per tutti i cittadini Ue”, conclude il Codacons.

 

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