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Facebook dopo lo scandalo ci “mette una pezza”: stretta su privacy e dati personali PDF Stampa E-mail
venerdì 20 aprile 2018
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Facebook l’ha fatta grossa. Dopo la settimana horribilis vissuta da Mark Zuckerberg durante la quale ha dovuto rendere conto di “questo e quello” davanti al Congresso Usa per lo scandalo Datagate, ora è il momento di correre ai ripari, almeno per ciò che è possibile fare nell’immediato.

Sì, perché per risolvere tutti i problemi (quelli grossi) di Facebook sulla protezione dei dati personali dei suoi utenti occorreranno anni, come lo stesso CEO ha ammesso.

 

Intanto mette in guardia il popolo dei social (praticamente il mondo intero) affermando che la pratica di raccogliere informazioni sui propri utenti è molto comune e nessuna piattaforma è al di fuori di questa prassi. Lo ha scritto ieri in un lungo post il product management director di Facebook, David Baser con lo scopo di dare risposta a quella quarantina di domande (sulle oltre 500 che il Congresso ha posto a Zuckerberg) che sono rimaste senza una immediata risposta.

 

In particolare, è stato chiarito che Facebook, al pari di altri social e app, compreso Google, profila anche gli utenti che non sono iscritti alla sua piattaforma.

 

“Quando visiti un sito o un’applicazione che utilizza i nostri servizi, noi riceviamo informazioni anche se non hai eseguito il log-in o non sei iscritto a Facebook. Questo avviene perché le applicazioni e i siti non sanno chi stia usando la nostra piattaforma”, spiega il manager.

 

Per avere un’idea di quali applicazioni sono collegate a Facebook e tramite quali cediamo informazioni personali inconsapevolmente (anche se in realtà è tutto scritto nelle condizioni d’uso la cui lettura è spesso saltata a piè pari al momento del down load), qualche giorno fa è comparso nella Home un messaggio che dava modo agli utenti di controllare la situazione. “Protezione delle tue informazioni. Sappiamo quanto sia importante che i tuoi dati siano al sicuro e stiamo semplificando il modo in cui puoi decidere con quali app condividere le tue informazioni”, si legge nel messaggio che accompagna l’alert.

 

Il social network infatti dà la possibilità di accedere alla sezione App e siti web qualsiasi momento e vedere a quali app e siti web si è effettuato l’accesso tramite Facebook. Si possono anche rimuovere quelli che non si vuole più che siano connessi a Facebook. L’intento è quello di rendere l’utente più consapevole sulle app che utilizzano i loro dati personali, perché se Facebook ha le sue colpe, è pur vero che tra gli utenti vige una spregiudicata superficialità dalla quale nessuna fascia d’età è immune.

 

Essere “spiati” e sapere che il proprio pensiero può essere manipolato non è piacevole per un adulto ma per un minore la questione può avere dei risvolti pericolosi. E così arriva oggi la notizia di una stretta pesante sugli utenti di età compresa tra i 13 e 15 anni (ricordiamo che prima dei 13 anni non sarebbe possibile l’iscrizione al social network-ndr).

 

Gli adolescenti in alcuni paesi Ue “hanno bisogno del permesso di un genitore o tutore per compiere azioni specifiche su Facebook. Questi adolescenti vedranno una versione meno personalizzata del social con condivisione limitata e annunci meno rilevanti, fino a quando non otterranno il permesso da un genitore o tutore di usare tutti gli aspetti di Facebook”, ha annunciato la società che prova così ad adeguarsi al Gdpr, il regolamento Europeo sulla privacy. Segue la norma anche il riconoscimento facciale, che sarà facoltativo.

 

Certo è che il pasticcio Facebook- Cambridge Analytica ha scatenato timori e preoccupazioni ad ogni latitudine e non sorprende quindi che negli ultimi giorni ci sia stato un boom di ricerche su come cancellare il proprio account da Facebook, il rimedio più immediato che in molti hanno pensato di mettere in pratica.

 

In Italia per l’ultimo mese circa 22 mila persone hanno cercato “come eliminare l’account facebook”, quasi 40 mila persone hanno chiesto a Google “come cancellarsi da facebook”, mentre la richiesta “cancellare facebook” insieme con le richieste relative è stata fatta più di 68 mila volte. Per parlare di trend, marzo è stato un mese quando queste richieste nel web hanno mostrato la crescita del 20%.

 

Ma, ahimè, serve a poco. Non si tratta infatti di una vera e propria cancellazione dell’account ma di una semplice disattivazione che non elimina affatto il nostro passato sul social né cancella i nostri dati dai database dove sono conservati. Ciò significa che in un modo o nell’altro continueremo ad essere profilati sulla base delle informazioni che abbiamo ceduto in precedenza.

 

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