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Riso e pasta, arriva obbligo di origine in etichetta PDF Stampa E-mail
mercoledì 14 febbraio 2018
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Arriva in etichetta l’obbligo di indicazione dell’origine del riso e del grano per la pasta.

Sono entrati pienamente in vigore, infatti, i decreti firmati dai Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda che consentono ai consumatori di conoscere il luogo di coltivazione del grano e del riso in modo chiaro sulle confezioni. La sperimentazione è prevista per due anni, fa sapere il Ministero delle Politiche agricole.

 

“Proteggere il Made in Italy – afferma il ministro Maurizio Martina – significa puntare sulla massima trasparenza delle informazioni in etichetta ai cittadini. Per questo abbiamo voluto con forza sperimentare l’obbligo di indicare espressamente sulle confezioni di pasta e riso il luogo di coltivazione. Un’informazione utile ai consumatori per poter scegliere in maniera informata e consapevole. Uno strumento necessario anche per valorizzare e tutelare il lavoro dei nostri produttori. La trasparenza deve essere una battaglia comune, da condurre con tutta la filiera anche in Europa. Non c’è dubbio che l’iniziativa italiana abbia ottenuto anche un risultato politico importante: dopo 4 anni la Commissione Ue ha presentato una prima bozza di regolamento attuativo della norma sull’etichettatura. Un passo avanti che va migliorato, a partire dall’indicazione obbligatoria e non facoltativa dell’origine delle materie prime. Stiamo lavorando per una proposta che trovi il supporto della nostra filiera e di altri Paesi europei a partire dalla Francia. Se non cambierà la proposta siamo pronti a dare voto negativo nel comitato che è chiamato ad esprimersi a Bruxelles”.

 

“Importante partenza oggi dell’obbligo di indicazione dell’origine della materia prima in etichetta per il riso e per la pasta. E ‘ una buona notizia per agricoltori, aziende e consumatori – dice il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda – L’industria italiana deve giocare in attacco la partita della qualità e della trasparenza. Su questi valori si fonderà sempre di più la competitività del Made in Italy”.

 

I decreti rimarranno in vigore fino alla piena attuazione del regolamento Ue n. 1169/2011 che prevede i casi in cui debba essere indicato il paese d’origine o il luogo di provenienza dell’ingrediente primario utilizzato nella preparazione degli alimenti, subordinandone l’applicazione all’adozione di atti di esecuzione da parte della Commissione, che ad oggi non sono stati ancora emanati.

 

Per l’occasione Coldiretti, grande promotrice della novità, ha organizzato un “Pasta Day” e festeggia annunciando che l’etichetta di origine obbligatoria “mette fine all’inganno dei prodotti importati, spacciati per nazionali, in una situazione in cui un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero, come pure un pacco di riso su quattro senza che questo fosse fino ad ora indicato in etichetta”. Si tratta, proseguono gli agricoltori, di “una scelta applaudita dal 96% dei consumatori che chiede venga scritta sull’etichetta in modo chiaro e leggibile l’origine di tutti gli alimenti e confermata in Italia anche dal Tar del Lazio che ha precisato come sia “prevalente l’interesse pubblico ad informare i consumatori considerato anche l’esito delle consultazioni pubbliche circa l’importanza attribuita dai consumatori italiani alla conoscenza del Paese di origine e/o del luogo di provenienza dell’alimento e dell’ingrediente primario”.

 

Il decreto grano/pasta prevede, in particolare, che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:

a) Paese di coltivazione del grano: nome del Paese nel quale il grano viene coltivato;

b) Paese di molitura: nome del paese in cui il grano è stato macinato.

 

Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE. Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.

 

L’indicazione sull’origine dovrà essere apposta in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.

 

L’indicazione in etichetta dell’origine per il riso deve riportare le diciture “Paese di coltivazione del riso”, “Paese di lavorazione” e “Paese di confezionamento”. Qualora le fasi di coltivazione, lavorazione e confezionamento del riso avvengano nello stesso Paese, può essere recata in etichetta la dicitura “origine del riso”, seguita dal nome del Paese. In caso di riso coltivato o lavorato in più Paesi, possono essere utilizzate le diciture “UE”, “non UE”, ed “UE e non UE”.

 

Si tratta di un provvedimento che non era piaciuto ai pastai italiani dell’Aidepi, che in un documento avevano spiegato nel dettaglio le ragioni dell’opposizione a un decreto considerato “sbagliato” perché “promette trasparenza ma disorienta il consumatore”. Fra le criticità denunciate dall’Aidepi ci sono il contrasto del decreto con le regole europee, il fatto che non valga per tutta la pasta, il fatto che l’origine del grano non sia sinonimo di qualità.

 

Soddisfazione arriva invece dal Codacons. “Finalmente ai consumatori sarà garantita trasparenza e la possibilità di fare scelte consapevoli sull’alimento più consumato in Italia: la pasta – commenta il presidente Codacons Carlo Rienzi – Finora gli italiani sono stati del tutto all’oscuro sull’origine della materia prima, una situazione di incertezza che ha danneggiato il Made in Italy e dato vita ad inganni attraverso confezioni che richiamavano una italianità del prodotto nella realtà inesistente, perché grano e riso provenivano da paesi esteri. Il prossimo passo da compiere è estendere l’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta a tutti i prodotti alimentari, perché i consumatori hanno il diritto di sapere cosa mangiano e da dove arrivano le materie prime che finiscono sulle nostre tavole”.

 

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