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TV, cambio di frequenze crea un danno medio di 300 euro per i consumatori, rischio nuovo caos da “sw PDF Stampa E-mail
venerdì 12 gennaio 2018
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Una nuova assegnazione delle frequenze, voluta dall’Europa e da realizzare entro il 2022, obbligherà i consumatori a cambiare televisore o a installare il decoder per continuare a ricevere il segnale del digitale terrestre, per una spesa media di 300 euro. 

Ma era evitabile adottando formati e codec diversi, una responsabilità tutta italiana.

 

Le famiglie italiane rischiano di essere costrette a cambiare le loro televisioni, per una spesa media di 300 euro, per ricevere il segnale del digitale terrestre. Entro il 2022 infatti, secondo la volontà della Commissione Europea, dovranno essere assegnate nuove frequenze televisive per far spazio alla rete 5G. In Italia, con la recente Legge di Bilancio, si è deciso di virare sul formato DVBT-2, basate su un diverso formato, il DVBT-2, con codec HEVC. Che costringerà milioni di consumatori a cambiare televisore o ad acquistare un decoder.

 

“Il Governo avrebbe dovuto evitare in tutti i modi di far rivivere alle famiglie italiane l’incubo, economico e organizzativo, che ci fu con lo switch-off dal segnale analogico al digitale, i consumatori hanno già pagato dazio una volta – dichiara Roberto Tascini, Presidente dell’Adoc – e continuano a pagarlo, dato che ancora ad anni di distanza il segnale del digitale terrestre risulta spesso basso o assente, con intere porzioni del Paese impossibilitate a vedere alcuni canali, siano essi Rai, Mediaset o altri. Ora, con l’imposizione del nuovo formato DVBT-2 e la nuova assegnazione di frequenze c’è il rischio concreto che il “balletto delle televisioni” ricominci, con milioni di famiglie italiane obbligate di nuovo a mettere al mano al portafogli per aggiornare i propri apparecchi televisivi o ad installare un nuovo decoder. Con lo switch-off precedente la spesa media si attestò sui 120-150 euro, oggi la spesa minima per l’acquisto di almeno un televisore e di un decoder risulterebbe di 150 euro, ma ipotizziamo che la media più vicina alla realtà possa essere di circa 300-350 euro. Senza contare eventuali spese per l’assistenza da parte degli antennisti nei condomini e negli impianti centralizzati. Chiediamo pertanto a Governo e Agcom di prevedere soluzioni a basso impatto, come messe in atto nella vicina Francia, dove si è deciso di mantenere l’attuale formato DVBT e di modificare lo standard di trasmissione da Mpeg-2 a Mpeg-4, in modo da consentire alla quasi totalità delle famiglie di non spendere soldi per l’adeguamento delle proprie televisioni. Oppure sarebbe bastato portare il segnale sul satellitare, liberando totalmente la banda ad un costo decisamente inferiore. Gli incentivi attualmente previsti per l’acquisto di nuovi televisori e decoder, pari a circa 25 euro per decoder, non sono sufficienti né dal punto di vista economico né quantitativo, visto che coprirebbero solo 4 milioni di apparecchi. Servirebbero, perlomeno, maggiori incentivi, che permettano ai consumatori di risparmiare almeno la metà delle le spese ipotizzate.”

 

Cambio di frequenze, cosa significa?

L’Unione Europea ha previsto che la banda 700 delle trasmissioni TV sia dedicata alla rete 5G mobile. Questo comporta che ogni Stato debba adottare soluzioni per modificare le frequenze. In Italia le trasmissioni attuali sono in formato DVB-T con codec MPEG-2. Per ovviare alla restrizione delle risorse frequenziali destinate alle trasmissioni TV il Governo ha deciso che entro il 30 giugno 2022 si passerà al formato DVB-T2 con codec HVEC, che renderà le trasmissioni compatibili solo con i TV venduti da quest’anno in poi.

 

Il passaggio al DVB-T2 non sarà all’unisono su tutto il territorio nazionale ma avverrà in modo parcellizzato per zona geografica, secondo un piano da stabilirsi a cura dell’AGCOM entro il 31 maggio dell’anno prossimo.

 

Cambio di frequenze, le tv e i decoder

Tutti i TV, i decoder e gli apparecchi atti a ricevere un segnale televisivo in digitale terrestre acquistati dal 1 gennaio 2017 dovranno necessariamente avere a bordo il tuner di seconda generazione e il decoder H.265 /HEVC. La conferma arriva dalla conversione in legge del decreto Milleproroghe pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

 

Questo significa che i negozi dovranno vendere solo questi prodotti dal 1° gennaio 2017, a meno che non stiano smaltendo i vecchi “obsoleti” tv con decoder integrato. Altrimenti è possibile vendere i vecchi TV in “bundle” ad un decoder esterno DVB-T2 e HEVC.

 

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