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Sanità, Censis: 8,8 mln italiani hanno trovato online informazioni mediche sbagliate PDF Stampa E-mail
giovedì 14 dicembre 2017
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L’automedicazione con i farmaci da banco non è “uno sregolato libero arbitrio soggettivo” ma si fonda su indicazioni mediche. 

Così il Censis descrive il ricorso all’automedicazione da parte degli italiani, che ne fanno un uso maggiore rispetto al passato ma spendono circa il 39% in meno rispetto alla media degli altri paesi europei. C’è però un fenomeno che il Censis tiene a mettere in evidenza: la ricerca delle informazioni mediche sul web e il rischio, più che concreto, di imbattersi in dati sbagliati – in “fake news” sulla sanità.

Cercare su google informazioni su disturbi di salute e imbattersi in valutazioni e dati sbagliati, ma difficili identificare per chi non ha una formazione medica, specialmente quando si arriva in siti web non istituzionali e generici. Non è neanche più un rischio: è un’esperienza che vivono in tantissimi. Sono 15 milioni, dice il Censis, gli italiani che in caso di piccoli disturbi cercano informazioni sul web ma “8,8 milioni sono stati vittime di fake news nel corso dell’anno. In particolare, sono 3,5 milioni i genitori che si sono imbattuti in indicazioni mediche sbagliate”. Se le principali fonti di informazioni sono il medico di base e il farmacista, ormai un ruolo importante è giocato anche dal ricorso ai canali web. “Il 17% degli italiani consulta siti web generici sulla salute, il 6% i siti istituzionali, il 2,4% i social network – dice il Censis – In particolare, tra i millennials sale al 36,9% la quota di chi usa autonomamente il web per trovare informazioni su come curare i piccoli disturbi”. Quasi sette italiani su dieci vorrebbero trovare sui siti web e sui social network informazioni mediche certificate.

I dati vengono da una ricerca sull’automedicazione svolta dal Censis in collaborazione con Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione) in cui si sottolinea che “una comunicazione corretta e l’educazione alle scelte di salute emergono come elementi fondamentali per un pieno riconoscimento dei benefici individuali e collettivi dei medicinali di automedicazione”. Questi, argomenta la ricerca, rispondono a un grande bisogno di salute che finirebbe altrimenti per scaricarsi sul Servizio sanitario nazionale. Basti pensare che 49 milioni di italiani soffrono di piccoli disturbi e fra questi 17 milioni con grande frequenza. I disturbi più diffusi, che finiscono per incidere pesantemente sulla vita quotidiana, sono il mal di schiena (40,2%), raffreddore, tosse, mal di gola e problemi respiratori (36,5%), il mal di testa (25,9%), mal di stomaco, gastrite, problemi digestivi (15,7%), l’influenza (13,9%), i problemi intestinali (13,2%). “Sono numeri che descrivono un enorme fabbisogno sanitario che, senza il ricorso ai farmaci da banco, finirebbe per scaricarsi su un Servizio sanitario nazionale già in difficoltà”, evidenzia il Censis.

Negli anni è aumentata la tendenza degli italiani all’automedicazione. Il 73,4% degli italiani è convinto che in caso di piccoli disturbi ci si possa curare da soli. La percentuale è aumentata nel tempo, visto che nel 2007 era pari al 64,1%. Per il 56,5% ci si può curare da sé perché ognuno conosce i propri piccoli disturbi e le risposte adeguate, per il 16,9% perché è il modo più rapido.

E così 46 milioni di italiani si curano con i farmaci da banco, 15 milioni spesso, ma “il ricorso al farmaco è informato, consapevole e maturo – evidenzia il Censis – La prima volta che si assume un farmaco senza obbligo di ricetta per curare un piccolo disturbo, il 70,4% degli italiani chiede consiglio al medico o al farmacista, l’83,1% legge sempre il foglietto illustrativo e il 68,4% afferma di comprenderlo appieno. Trascorsi alcuni giorni dall’assunzione del farmaco, se il disturbo persiste l’88,5% si rivolge al medico e il 36,2% al farmacista. L’automedicazione con i farmaci da banco non è mai uno sregolato libero arbitrio soggettivo, si fonda sempre su indicazioni mediche”. I farmaci insomma non vengono usati come beni di consumo pari ad altri. E la spesa procapite per farmaci senza obbligo di prescrizione in Italia è pari in media a 40,2 euro all’anno, inferiore a molti paesi Ue e alla media europea – nel Regno Unito questa sale a 69,6 euro, in Germania a 80,1 euro, in Francia a 83,1 euro e il valore pro-capite medio tra i grandi Paesi europei è di 65,7 euro. Gli italiani spendono per i farmaci senza obbligo di ricetta il 39% in meno della media degli altri grandi Paesi europei.

 

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