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Autorità energia: preoccupano prezzi su mercato libero, al via indagine PDF Stampa E-mail
giovedì 28 giugno 2012

energia2706.jpgIl consumatore si sente spesso “inadeguato” davanti a un mercato dell’energia che percepisce come troppo complesso.

Allo stesso tempo, sul mercato libero dell’energia elettrica sembra che i prezzi applicati dai venditori siano più alti rispetto a quelli del servizio di maggior tutela, tanto che l’Autorità per l’energia elettrica e il gas aprirà un’indagine conoscitiva che sarà estesa al settore del gas/ Consumatori: i suggerimenti per un’azione più incisivaLa necessità di avere un consumatore consapevole delle proprie scelte contrasta in qualche modo con segnali che indicano come il mercato liberalizzato non sia ancora sufficientemente maturo: a oggi sono passati al mercato libero solo il 13% delle famiglie per il gas e il 18% per il settore elettrico.

Nella relazione annuale del presidente dell’Autorità per l’energia Guido Bortoni ci sono la consapevolezza delle conseguenze della crisi economica – nel biennio 2010-2011 circa il 10% delle famiglie era in condizioni di morosità sui pagamenti del servizio elettrico e del gas – la necessità di coniugare rigore e crescita e quella di adottare una “visione europea” nelle scelte energetiche nazionali. C’è inoltre un consumatore che si sente spesso ancora inadeguato, che chiede trasparenza e semplicità, in un mercato liberalizzato i cui numeri non sono certo da boom e nel quale va affrontata la “patologia” dei contratti non richiesti, contro i quali dal 1° giugno scorso l’Autorità ha messo in atto una regolazione considerata foriera di effetti positivi.

“Elementi di preoccupazione “ emergono però dai risultati preliminari del monitoraggio retail avviato nel 2011. “Mi riferisco – ha detto Bortoni – al confronto tra le condizioni economiche per la fornitura di energia elettrica applicate ai clienti domestici forniti nel mercato libero e quelle applicate alle famiglie fornite nel regime di tutela. Da tale confronto, ancora preliminare, sembra risultare che i prezzi unitari applicati da venditori al mercato libero siano, in diversi casi, più alti di quelli del mercato tutelato, e, quindi, dei livelli che si avrebbero trasferendo sul cliente il prezzo di un paniere ragionevole acquistato nel mercato all’ingrosso”.

La maggiorazione di prezzo sul mercato libero della componente a copertura dei costi di approvvigionamento sembra molto superiore ai livelli del servizio di maggior tutela. E, ha proseguito Bortoni, “dal confronto, sembrano emergere margini per offerte più convenienti in termini di prezzo”. Allo stesso tempo, l’Autorità evidenzia che fra i clienti c’è ancora “scarsa consapevolezza nell’effettuare le scelte ed una costante richiesta di trasparenza e semplicità”. Insomma, il consumatore, che sia una famiglia o una piccola impresa, si sente spesso ancora “inadeguato” davanti a un mercato complicato quale quello dell’energia. In ogni caso, “l’Autorità ritiene doveroso – ha detto Bortoni – aprire un’indagine conoscitiva per approfondire le ragioni sottostanti i differenziali di prezzo nel mercato retail italiano, estendendo tale indagine anche al settore gas. Di più: l’indagine sarà rivolta a comprendere meglio le barriere che oggi rallentano la maturazione del mercato retail”.

Nel frattempo, che il mercato non sia maturo è testimoniato anche dai dati sul passaggio effettivo al mercato libero. “I piccoli consumatori, incluse le famiglie, sono stati liberi di scegliere il proprio fornitore per più di 5 anni nel settore elettrico e per più di 9 nel gas. Tuttavia, – ha detto Bortoni – questo segmento di mercato non sembra aver raggiunto ancora il grado di maturità atteso: anche se negli ultimi anni si è registrata una maggiore dinamicità, a fine 2011 solo il 13% delle famiglie, inclusi i condomini, era fornita di gas naturale a condizioni di mercato diverse da quelle di tutela. Nel settore elettrico il 18%”.

Questo conduce direttamente all’esigenza di una sana concorrenza e alla “necessità di evitare che fenomeni patologici nel mercato, tipo quello dei contratti non richiesti, possano minare alla radice la fiducia nel funzionamento del medesimo”. Contro i contratti non richiesti il presidente dell’Autorità energia ha ricordato gli interventi in vigore dal 1° giugno – obblighi di verifica da parte del venditore della volontà del consumatore di concludere un contratto sul mercato libero, procedura di ripristino, “black list” dei venditori – sui quali l’Autorità ripone fiducia. Si tratta di “autoregolazione, regolazioni preventive e correttive, liste di venditori affidabili ed enforcement anche sanzionatorio – ha detto Bortoni – Confidiamo, a questo punto, che la patologia venga estirpata”.

Sulle bollette, c’è spazio per una proposta: destinare parte del gettito Ires “a compensare una riduzione dell’Iva sulle componenti tariffarie parafiscali”.

Ci sono parole anche per il settore idrico, del quale l’Autorità ha da pochi mesi la competenza. L’azione dell’Aeeg, ha assicurato Bortoni, “sarà incentrata sulla tutela del consumatore, con una regolazione che incentivi l’efficienza e la qualità del servizio, che promuova sì gli investimenti, ma che ne riconosca i costi solo dopo che le opere siano effettivamente entrate in servizio e che tenga conto della loro efficacia ed efficienza”. La regolazione dovrà tenere conto del contenuto sociale insito nell’acqua, servizio essenziale, “e che richiede di prevedere articolazioni tariffarie e specifiche forme di agevolazione a tutela delle famiglie e delle fasce sociali più bisognose”.

Non poteva mancare un riferimento corposo all’energia rinnovabile, al centro di recenti provvedimenti che hanno ridefinito e ridotto alcuni incentivi. L’energia rinnovabile è un pilastro per lo sviluppo sostenibile. “Questa Autorità – ha detto Bortoni – ritiene corretto che l’onere degli incentivi sia sostenuto attraverso le bollette di tutti, a patto però di contenerlo entro un livello sostenibile ed efficientemente commisurato alle esternalità energetico-ambientali. Non è ragionevole oltrepassare tale livello per esigenze di politica industriale o occupazionale”. L’Autorità considera dunque un primo passo la riduzione degli incentivi alla fonti rinnovabili per la produzione dell’energia elettrica ma chiede di più. “In un contesto di risorse scarse, come quello attuale, – ha detto Bortoni – solo un ridimensionamento dei futuri incentivi “elettrici” può consentire di trasferire risorse allo sviluppo delle fonti rinnovabili termiche e all’efficienza energetica, nell’auspicio di poter così cogliere anche i punti di forza dell’industria italiana in tali settori”.

 

 

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