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RIFIUTI RAEE: Il 51% dei rivenditori non fa ritiro gratuito uno contro uno PDF Stampa E-mail
mercoledì 22 dicembre 2010

rifiuti.jpgScarti elettronici: a sei mesi dall'adozione del decreto sul ritiro gratuito dell'usato hi-tech, come è la situazione?

A rispondere interviene una video-inchiesta di Greenpeace sull'adozione del decreto sui rifiuti elettronici entrato in vigore lo scorso giugno. Rileva l'associazione: "A sei mesi di distanza, il 51% dei rivenditori hi-tech intervistati non adempie ancora all'obbligo di ritiro gratuito "uno contro uno" dei prodotti tecnologici usati a fronte dell'acquisto di un nuovo articolo". Un quarto degli intervistati, per ritirare l'usato, ha invece aumentato il costo della consegna del nuovo.

La ricerca è stata realizzata in 107 negozi di elettronica - in 31 città italiane - appartenenti alle catene di distribuzione Euronics, Eldo, Mediaworld, Trony e Unieuro, che detengono il 70% circa della quota di mercato. A Firenze, Roma, Salerno, Palermo e Venezia, l'associazione ha effettuato la ricerca filmando alcuni negozi con l'uso di telecamere nascoste. La classifica parziale elaborata da Greenpeace vede al primo posto Eldo, dove il 60% dei negozi ritira gratis l'usato, a cui seguono Mediaworld, Trony e Unieuro. Ultima in lista Euronics dove solo il 45% dei punti vendita rispetta la legge.

"Questi risultati ci confermano che l'Italia è ancora indietro nella gestione dei rifiuti elettronici, nonostante la direttiva comunitaria risalga al 2002 - commenta Vittoria Polidori, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia - Ancora la metà dei negozi, fra quelli intervistati, non è in linea con la legge e nel 63% dei casi non viene fornita la giusta informazione ai clienti sulla gratuità del ritiro, nonostante il decreto parli chiaro". In 27 negozi, il 25% del campione, l'associazione ha scoperto che il costo di consegna a casa del prodotto nuovo è aumentato per mascherare il ritiro non gratuito dell'usato. Nel 14% dei casi il ritiro gratuito avviene solo se il vecchio prodotto è portato in negozio, mentre nel 12% non viene proprio effettuato (in 13 negozi su 107) e al cliente viene suggerito di contattare l'azienda locale di gestione dei rifiuti o andare direttamente ai centri di raccolta. Questi rappresentano, però, un nodo problematico perché insufficienti e non sempre accessibili alla grande distribuzione.

 

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