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Clausole abusive, Corte Ue: sì a norme interne più stringenti PDF Stampa E-mail
venerdì 04 giugno 2010
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Una normativa nazionale puòautorizzare il controllo giurisdizionale del carattereabusivo delle clausole contrattuali formulate in modo chiaro e comprensibile. 

E' quanto hadeciso la Corte di Giustizia delle Comunità Europee chiamata in causa dallaCorte Suprema spagnola. La Corte ricorda anzitutto che il sistema di tutelaistituito dalla direttiva sulle clausole abusive è fondato sull'idea che ilconsumatore si trovi in una situazione di inferiorità rispetto alprofessionista per quanto riguarda sia il potere nelle trattative che il gradodi informazione, situazione che lo induce ad aderire alle condizionipredisposte dal professionista senza poter incidere sul contenuto delle stesse.La decisione della Corte conclude la querelle sorte tra un istituto di creditospagnolo e un'associazione spagnola degli utenti dei servizi bancari.

LaCaja de Ahorros y Monte de Piedad de Madrid (Caja de Madrid), un istituto spagnolo di credito, avevastipulato con i propri clienti contratti di mutuo ipotecario che prevedevano untasso di interesse nominale variabile da rivedere periodicamente a seconda deltasso di riferimento pattuito. Tali contratti prevedevano inoltre una clausolaredatta preventivamente, ai sensi della quale il tasso di interesse dovuto dalmutuatario, già a partire dalla prima revisione, doveva essere arrotondato alquarto di punto superiore ogniqualvolta la variazione di tasso fosse superioreallo 0,25%.

Il 28 luglio 2000un'associazione spagnola degli utenti deiservizi bancari (Ausbanc) presentò un ricorso dinanzi ai giudici spagnolidiretto, in particolare, ad ottenere dalla Caja de Madrid l'eliminazione dellaclausola di arrotondamento nei suddetti contratti di mutuo nonché la cessazionedel suo impiego per il futuro.

IlTribunal Supremo (Corte Suprema spagnola), che deve statuire inultima istanza, ha chiesto sostanzialmente alla Corte di giustizia se ladirettiva concernente le clausole abusive osti a che uno Stato membro prevedanel suo ordinamento, a tutela dei consumatori, un controllo del carattereabusivo delle clausole contrattuali vertenti sulla definizione dell'oggettoprincipale del contratto o sulla perequazione tra il prezzo e la remunerazione,da un lato, e i servizi o i beni che devono essere forniti in cambio,dall'altro, sebbene tali clausole siano formulate in modo chiaro e comprensibile.

LaCorte ha constatato che la direttiva ha effettuato solo un'armonizzazione parziale e minimadelle legislazioni nazionali relativamente alle clausole abusive, riconoscendoal contempo agli Stati membri la possibilità di garantire un livello diprotezione per i consumatori più elevato di quello previsto dalla direttivastessa.

Diconseguenza la Corte ha concluso che la direttiva non osta ad una normativa nazionale che autorizza uncontrollo giurisdizionale del carattere abusivo delle clausole contrattualivertenti sulla definizione dell'oggetto principale del contratto o sullaperequazione tra il prezzo e la remunerazione, da un lato, e i servizi o i beniche devono essere forniti in cambio, dall'altro, anche se tali clausole sonoformulate in modo chiaro e comprensibile.

 

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